Un percorso lungo 124 anni, “fitto di storie, caratteri, opportunità e scelte”.
Dedichiamo questa “puntata” della rubrica ad un’azienda con uno storico importante come quello di Casa Sartori 1898. Andrea Sartori, Presidente dell’azienda, quarta generazione della famiglia, ci ha “pennellato” una storia fatta di passaggi generazionali coraggiosi, iniziata per merito del bisnonno Pietro, un uomo dalla “personalità eccentrica sì, ma magmatica dal punto di vista commerciale”.
Quali sono state le tappe significative della vostra storia?
Le tappe significative sono state i passaggi generazionali. Tutto è iniziato con il mio bisnonno, un ristoratore. Comprando Villa Maria, a Negrar, trovò questa piccola cantina nei sotterranei della Villa, che era utilizzata principalmente per consumo familiare e cominciò a realizzare i vini per il ristorante. Fu, poi, il momento di mio nonno Regolo, che prese in mano l’azienda, a cavallo tra la prima e la seconda guerra mondiale.
Che impronta diede Regolo?
Regolo decise che il futuro della famiglia sarebbe stato nel mondo del vino ed iniziò ad investire sull’azienda, vigneti e cantina. Purtroppo, morì prematuramente nel 1952 a soli 54 anni e il testimone passò, inaspettatamente, ai due figli molto giovani: mio padre che aveva 22 anni, e mio zio che ne aveva 19. Erano tutti e due ancora studenti. Abbandonarono gli studi per prendere in mano l’azienda.
Cosa permise loro di superare questo momento difficile?
La fortuna fu che mio padre, nonostante fosse ancora studente, avesse già iniziato a lavorare per l’azienda, che era strutturata e complessa già allora. Non solo riuscirono a tenere in piedi il business, ma lo fecero crescere. Mio padre credeva, infatti, molto nell’esportazione. Fino a fine anni ‘90 quando si ritirano ed è allora che la mia generazione prese in mano l’azienda.
Quali sono gli elementi che vi contraddistinguono?
L’amore per il nostro territorio, il forte legame con i conferitori e poi il nostro stile, sia nel fare i vini sia nel comunicarli. Crediamo di essere un’azienda elegante. Cerchiamo sempre l’eleganza e non vogliamo essere modaioli. Siamo molto legati a Verona, alla sua storia e tradizione. È la nostra città e nel nostro logo si legge “Sartori di Verona”, proprio perché vogliamo celebrare e valorizzare le nostre radici.
Le vostre vendite come sono distribuite?
Per il 40% in Italia. Il resto all’estero. Distribuiamo in una settantina di paesi e operiamo in canali diversi, sia nel canale moderno, sia retail e infine nell’online.
Ci raccontate i vini “ultimi arrivati”?
A Vinitaly abbiamo presentato due vini nuovi: un vino bianco e un rosso, “Fira”, derivano da una storia familiare. È il diminutivo di Zeffira, una sorella del mio bisnonno. Abbiamo scoperto questa storia nel diario di Pietro Sartori che parlava di questa donna straordinaria, molto indipendente e saggia con una grandissima forza di volontà e che era diventata un esempio per il mio bisnonno. Pensando a questa figura femminile di così grande indipendenza e valore abbiamo pensato di realizzare questi due vini per le nuove generazioni, essenzialmente eleganti ma con grandi profili aromatici e piacevolezza.
Qual è il vino che in maniera più efficace identifica l’azienda Sartori?
Siamo nati con l’Amarone. E lì dentro c’è tutta la nostra identità.
Stefania Tessari