In vista della giornata del ricordo del 27 gennaio nella quale vengono commemorate le vittime dell’Olocausto, c’è una mostra a Vicenza che ricorda la biografia umana e letteraria di Luigi Meneghello, scrittore e partigiano, che merita la visita. Perché la Biblioteca Bertoliana ha scelto di realizzare una mostra fuori dagli abituali percorsi, intitolata “Il riserbo, la scrittura: la Shoah di Katia e Luigi Meneghello”, che si chiuderà il 29 gennaio, allestita al piano terra di Palazzo Cordellina.
Curata da Luciano Zampese, docente di linguistica italiana all’Università di Ginevra e uno dei più sensibile studiosi dello scrittore maladense, l’esposizione intende esplorare un inedito Meneghello, autore di tre importanti articoli sullo sterminio degli ebrei pubblicati, con lo pseudonimo di Ugo Varnai, dalla rivista bimestrale Comunità di Adriano Olivetti tra il dicembre 1953 e l’aprile 1954.
Una stanza sola ma di grande intensità e profondità che richiede un paio di ore per chi è appassionato di quel momento storico e letterario. Ma soprattutto è una mostra che ha forti legami veronesi e che ben si presterebbe ad essere ospitata anche nella nostra città. Perché Meneghello si scambia lettere con quel Licisco Magagnato che è stato per anni curatore e responsabile e direttore del Museo di Castelvecchio avviando la collaborazione con Carlo Scarpa per il restauro, ma soprattutto Meneghello tiene costantemente i rapporti con il veronese Renzo Zorzi, di Montorio, cognato di Libero Cecchini, figura assolutamente da valorizzare in città. Zorzi, intellettuale alla corte dell’imprenditore Adriano Olivetti di Ivrea era direttore dei Servizi culturali e della rivista Comunità sulla quale venivano pubblicati gli articoli di Ugo Varnai, cioè Meneghello.
I tre interventi costituiscono un eccezionale, per estensione e lucidità di sintesi, resoconto del libro di Reitlinger, The Final Solution (London 1953), e rappresentano in assoluto la prima operazione di divulgazione e la prima sintesi della storia della Soluzione finale presentata al pubblico italiano. Vengono esposti, corredati da didascalie esplicative, documenti inediti (principalmente del Fondo Luigi Meneghello presente in Bertoliana e dell’archivio del Centro Manoscritti di Pavia), pubblicazioni, uno straordinario album pubblicato a Lodz nel dicembre del 1945, dal titolo Extermination of Polish Jews. Album of Pictures, che contiene 252 foto che illustrano la tragica evoluzione della ‘soluzione finale’.
Un ampio pannello della mostra è interamente dedicato a Katia Bleier (moglie di Meneghello) e alla sua famiglia, vittima della Shoah, con documenti inediti resi disponibili da Fina e Giuseppe Meneghello, eredi del patrimonio fotografico e documentario dello zio. La mostra gode della collaborazione di importanti istituti culturali italiani e internazionali, la Fondazione Maria Corti di Pavia, l’Associazione Archivio storico Olivetti, i Musei civici di Verona, il Židovské muzeum v Praze (Museo ebraico di Praga), il Centro Internazionale di Studi Primo Levi, nonché locali.
La mostra arriva nel centenario della nascita di Luigi Meneghello e si intitola “Il riserbo, la scrittura: la Shoah di Katia e Luigi Meneghello” e racconta un lato poco conosciuto dello scrittore e professore di letteratura nato a Malo il 16 febbraio 1922 e morto a Thiene il 26 giugno 2007. La mostra, che meriterebbe di essere portata anche a Verona per conoscere e approfondire la figura di Renzo Zorzi, è aperta a ingresso gratuito fino al 29 gennaio, dal martedì alla domenica, 10-13; 15.30-18.30.