Nelle partite disputate in casa della Juventus la tradizione non è mai stata benevola nei confronti del Verona. I gialloblù, infatti, non hanno mai vinto, riuscendo solo raramente a strappare qualche sofferto pareggio. Diverse, e più frequenti, sono state, invece, le sconfitte.
La voglia e l’ambizione di tornare a casa con un risultato positivo si stavano facendo largo nei pensieri della formazione di Ferruccio Valcareggi anche domenica 21 novembre 1976. Il signor Serafino di Roma, giacchetta nera dotata di spiccata personalità, aveva appena fischiato la fine del primo tempo. Le due squadre si erano affrontate a viso aperto senza riuscire a sbloccare il punteggio, che era rimasto fermo sullo zero a zero. In quel momento, un risultato del quale c’era sicuramente da essere orgogliosi. Anche perché di fronte c’era una squadra che a fine campionato avrebbe conquistato lo scudetto, vincendo un testa a testa con il Torino, al termine di uno dei campionati più avvincenti del secondo dopoguerra.
IL FATTACCIO
Mentre le due squadre si accingevano a mettere piede nel tunnel che le avrebbe condotte nello spogliatoio, ecco il fattaccio. Proprio quello che non ti aspetti. Una mano malandrina, rimasta ignota, scagliò una bottiglietta che colpì alla testa Gianfranco Zigoni. Sul momento si scatenò un parapiglia mentre Zigo-gol, crollato a terra per il colpo subito, venne trasportato dentro su una barella. L’accademico quarto d’ora di pausa trascorse nell’ansia di capire se l’attaccante gialloblù sarebbe stato o meno in grado di riprendere il gioco. Niente da fare. Zigo rimase sdraiato sul lettino e il povero Valcareggi ordinò a Sergio Maddè di togliersi la tuta. Sarebbe toccato a lui prendere il suo posto. Nei corridoi del Comunale correvano sentimenti opposti. I bianconeri, con il tecnico Trapattoni in testa, invitavano Zigo a non fare sceneggiate mentre nei gialloblù saliva la preoccupazione nel vedersi costretti a fare a meno del loro giocatore di maggior talento. I timori di capitan Mascetti & c si rivelarono purtroppo fondati. Al 66esimo giunse il vantaggio di Bettega, al quale fece seguito all’87esimo il raddoppio firmato da Causio. In prossimità del triplice fischiò arrivò, invece, la rete della bandiera di Livio Luppi che rese solo meno amara l’ennesima sconfitta.
L’INUTILE RICORSO
Al termine dell’incontro la società gialloblù fece partire l’inevitabile ricorso al Giudice Sportivo. Giancarlo Fiumi, prezioso segretario tuttofare, si mise subito in moto. Mancava l’arma del delitto – sparita e mai ritrovata – ma rimaneva la speranza di un successo a tavolino. Il verdetto finale, invece, fu una vera e propria doccia gelata. Il risultato finale di 2 a 1 venne omologato mentre Zigoni, ironia della sorte, come potenziale simulatore non ricevette sanzione alcuna. Oltre al danno, la beffa. Qualche voce non meglio identificata commentò amaramente: “Quando c’è di mezzo la Juve, va così, inutile prendersela”.
Enrico Brigi