Cremonese-Verona è senza dubbio anche la partita di Gianluigi Galbagini. Cresciuto nel club grigiorosso, con il quale arrivò a debuttare in serie A, per lui Verona divenne la realizzazione di un sogno, dove avrebbe indossato la gloriosa maglia dell’Hellas, sulla quale spiccava lo scudetto tricolore appena vinto l’anno precedente. A lui avevano pensato Osvaldo Bagnoli ed Emiliano Mascetti. C’era da sostituire un certo Luciano Marangon, passato all’Inter assieme a Pierino Fanna, e il giovane terzino nativo di Orzinuovi, lo stesso paese che diede i natali a Cesare Prandelli, sembrava l’uomo giusto. Una sfida difficile ma sicuramente stimolante. «Avevo appena vent’anni– ricorda – e per me arrivare a Verona, in una squadra che aveva appena vinto il titolo, era come toccare il cielo con un dito. Sapevo che raccogliere l’eredità di un campione come Marangon non sarebbe stato facile, tuttavia ero pieno di speranze e di voglia di farcela». Non fu, però, una grande stagione. O quantomeno fu un’annata inferiore alle aspettative. «Si, le cose andarono in maniera diversa da come mi aspettavo e speravo. In campionato disputai solo una quindicina di partite. Ebbi, però, la soddisfazione di giocare in Coppa dei Campioni in entrambi i turni, sia con il Paok Salonicco che contro la Juventus. Contro i bianconeri, addirittura, fui titolare in entrambe le partite. Pensa te. Ricordo tutto come se fosse ieri».
A fine campionato, però, la voglia di giocare divenne la sua cattiva consigliera. «Ero giovane e non ero rimasto contento della mia stagione. Volevo più spazio e chiesi a Mascetti di andare via. Sicuramente la mia fu una scelta sbagliata. Avevo in mano un triennale e se avessi avuto un po’ di pazienza – confessa – avrei sicuramente trovato un impiego maggiore. Andai a Udine al posto di De Agostini che fece il percorso inverso. Sicuramente lui fu più fortunato di me. In Friuli rimasi tre stagioni prima di scendere in serie C con il Prato. Poi la rottura del crociato e problemi di cartilagine mi portarono a terminare la carriera nei dilettanti».
Cremonese e Verona si giocano domenica un’importante fetta di salvezza. «Credo che i grigiorossi non abbiano molte speranze. A mio avviso non hanno un organico adatto alla categoria. Lo scorso anno la promozione è stata sicuramente una sorpresa, bella ma inattesa. Il Verona, invece, non mi aspettavo di vederlo in questa situazione. Sicuramente le cessioni di alcuni giocatori potevano incidere ma pensavo che le cose sarebbero andate in maniera diversa. Io spero che alla fine la squadra raggiunga la salvezza. Verona e i suoi meravigliosi tifosi meritano di rimanere in serie A».
Enrico Brigi