Rinunciare alle cure o recarsi in ospedale, con il timore di essere contagiati. E’ una delle tante preoccupazioni che vivono i pazienti oncologici in questi mesi di pandemia da CoVid-19, spesso disorientati da mille informazioni, non sempre attendibili.
Proprio con l’obiettivo di guidare e supportare coloro che in tutto il mondo sono affetti da tumore è nato un vademecum tradotto in 23 lingue, dove sono riportati i comportamenti e le misure da adottare da parte del malato di cancro ma anche degli operatori sanitari e degli stessi centri oncologici per prevenire e trattare l’infezione da SARS CoV2.
Il lavoro scientifico è stato pubblicato nei giorni scorsi dalla rivista Lancet Oncology (https://www.thelancet.com/journals/lanonc/article/PIIS1470-2045(20)30278-3/fulltext), a firma di quattro autori, tra cui quella di Filippo Alongi, unico italiano, direttore della Radioterapia Oncologica Avanzata dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona) e professore associato all’Università di Brescia.
La pubblicazione è nata grazie alla collaborazione di 48 medici provenienti da 27 Paesi che hanno rivisto e sintetizzato le linee guida sulla gestione del paziente oncologico in caso di pandemia, redatte da 63 società di oncologia, tra cui, per l’Italia, AIOM e AIRO. Le raccomandazioni che sono scaturite sono state tradotte in 22 lingue, al fine di consentirne l’accesso anche ai pazienti che non conoscono l’inglese. A breve saranno 23 con l’introduzione della versione in urdu. I testi e le traduzioni sono disponibili sui siti web della European Cancer Patients Coalition e della Hellenic Cancer Federation.
“A causa della pandemia i pazienti oncologici si trovano ad affrontare circostanze senza precedenti e sono alla ricerca continua di informazioni – afferma il professor Alongi -. Troppo spesso si affidano a fonti non attendibili, come il famoso “dottor Google”, anche per l’immediata comprensione dei loro contenuti. Il documento pubblicato da una rivista prestigiosa come Lancet Oncology contrasta queste fonti coniugando la semplicità del linguaggio con la solidità delle basi scientifiche. Una comunicazione di questo tipo diventa di fondamentale importanza per ridurre il rischio di contrarre il virus da parte del paziente e migliorare la sua qualità di vita”.