Un triste silenzio. La prima giornata per le vittime del covid Davanti al municipio i rappresentati delle istituzioni per la commemorazione voluta dal Parlamento. Una data simbolica scelta dopo la dolorosa sfilata dei camion dell’Esercito carichi di morti

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Draghi: “Ripartire senza dimenticare”

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha promulgato questa mattina la legge approvata ieri dal Parlamento che istituisce la ‘Giornata nazionale in memoria di tutte le vittime dell’epidemia da coronavirus’ che verra’ celebrata il 18 marzo di ogni anno. Lo rende noto il Quirinale.
Il premier Mario Draghi ha posato una corona d’alloro sulla stele dedicata alle vittime del Covid al cimitero monumentale di Bergamo, mentre veniva letta la poesia di Ernesto Olivero che è scolpita sulla stele. Il premier ha infatti deciso di celebrare la prima giornata nazionale delle vittime del Covid nella città più colpita dalla prima ondata, con oltre 3400 vittime ufficiali per coronavirus anche se quelle stimate sono circa 6000. “Non possiamo abbracciarci ma questo è il giorno in cui dobbiamo sentirci tutti più uniti” aggiuge Draghi.

Bandiera a mezz’asta e un minuto di silenzio in Piazza Bra

Il 18 marzo, in tutta Italia si celebra infatti la prima giornata nazionale in memoria delle vittime del Coronavirus. Una commemorazione sostenuta dal presidente dell’Anci Antionio De Caro e che ha trovato la massima condivisione del Parlamento.
Non è la prima volta che Verona si ferma un minuto per ricordare chi non è riuscito a sconfiggere il virus. Era il 31 marzo dell’anno scorso quando, in una piazza Bra completamente deserta e in pieno lockdown, c’era solo il sindaco Federico Sboarina a rappresentare l’intera comunità veronese nell’omaggio alle vittime che ha accomunato tutto il Paese.
Questa mattina, davanti al municipio, c’erano i rappresentanti delle principali istituzioni che da più di un anno ormai sono in prima linea per combattere la pandemia. Insieme al sindaco c’erano il Prefetto Donato Cafagna, il presidente della Provincia Manuel Scalzotto, il rettore dell’Università Pier Francesco Nocini, il direttore generala dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata Callisto Marco Bravi e il direttore dei Servizi socio sanitari dell’Ulss 9 Scaligera Raffaele Grottola.
Ad accompagnare il momento solenne, le note del silenzio del maestro Piergiorgio Rossetti, direttore del gruppo bandistico Arrigo Boito di San Michele. Poco più di un anno fa, Verona registrava i primi due casi positivi al Coronavirus. Era il 1° marzo 2021. I giorni e le settimane seguenti hanno visto l’impennata esponenziale dei contagi, fino al picco del 21 marzo, in cui, con 170 nuovi positivi nelle 24 ore precedenti, è stato raggiunto il maggior incremento registrato a Verona durante la prima ondata della pandemia.
Giornate difficili e angoscianti per tutti, per le famiglie delle vittime, e per tutti i veronesi che stavano combattendo la propria battaglia contro il Covid.
Il 30 marzo, sirene e lampeggianti dei mezzi della Polizia locale hanno suonato davanti all’ospedale di Borgo Roma per un grande abbraccio simbolico di tutti i veronesi a medici, infermieri e personale sanitario, per lo straordinario sforzo a cui sono stati chiamati.
Non nasconde l’emozione il sindaco Sboarina, nel ripercorrere con la mente le immagini di un anno fa, purtroppo non molto diverse da quelle di oggi. “Difficile trattenere l’emozione, perché si ritorna esattamente ad un anno fa. Da allora sono state centinaia le vittime del Covid, e la cerimonia di oggi vuol essere un omaggio alla perdita di tanti cari che spesso non hanno potuto nemmeno dare l’ultimo saluto ai propri familiari. Un momento di raccoglimento con il pensiero a chi non c’è più. Ma dopo un anno in cui siamo tutti davvero stanchi e provati, vorrei che questa fosse anche l’occasione per raccogliere le nostre forze e arrivare in fondo alla pandemia”.
“È un segno di rispetto per tutti i nostri concittadini venuti a mancare nella pandemia e a tutte le famiglie che hanno vissuto il più brutto dei lutti – ha detto il presidente Scalzotto-. Una ricorrenza che da oggi celebreremo ogni anno, perchè questa pandemia lascia in ciascuno di noi un segno che non potrà mai cancellare”.