Il peso del cambiamento climatico
Per gli allergici la situazione è peggiorata perché si è allungata la stagione del polline
Starnuti, lacrimazione, prurito agli occhi… Nonostante le piogge abbondanti, la stagione peggiore per le allergie è comunque iniziata. Ne parliamo con il professor Gianenrico Senna, titolare della Cattedra di malattie dell’apparato respiratorio al dipartimento di Medicina dell’Università di Verona e direttore del Centro regionale di riferimento per la prevenzione, la diagnosi e la terapia delle malattie allergiche al policlinico di Borgo Roma. Nato a Lodi, classe 1954, maturità classica al Liceo Maffei di Verona, laurea in Medicina e Chirurgia all’Università di Padova, il professor Senna è specialista in Medicina Interna dal 1985 e in Allergologia e Immunologia Clinica dal 1988. É autore di numerose pubblicazioni su riviste nazionali e internazionali.
Professor Senna, quanti sono i pazienti in carico a questo centro?
“Vediamo circa 25 mila persone all’anno, tra visite di controllo e visite nuove”.
Quanti se ne aggiungono ogni anno?
“Almeno il 10 per cento in più”.
Le allergie colpiscono più i giovani o più gli anziani?
“Dipende dal tipo di allergia. Le allergie agli alimenti e le allergie respiratorie sono più frequenti nei giovani e negli adulti, l’allergia ai farmaci è più comune fra le persone anziane. Ogni età ha la sua allergia”.
Anche i bambini possono sviluppare allergie?
“Certo, le allergie in età pediatrica sono molto frequenti. Un 30 per cento dei bambini sono allergici: uno su tre-quattro ha un’allergia”.
Quali sono le “famiglie botaniche” da cui si generano i pollini delle allergie più comuni?
“Le più comuni in assoluto sono le graminacee, soprattutto nella pianura Padana. Poi ci sono altri pollini importanti, come la parietaria e la betulla. Negli ultimi anni sono in aumento anche l’allergia al cipresso e all’alternaria, una muffa che prolifera all’aperto e può dare allergia soprattutto nei bambini”.
Il cambiamento climatico ha allungato la stagione delle allergie?
“Il cambiamento climatico ha peggiorato la situazione, perché non solo allunga, ma soprattutto potenzia la stagione del polline. Oggi c’è una concentrazione del polline più alta rispetto al passato. E poi c’è un altro elemento importante. Gli allergici sono diventati polisensibili: non c’è più la persona allergica a un singolo polline, ma in genere si sviluppano allergie a più pollini. Significa che il periodo critico aumenta, perché diventa la somma delle stagioni del polline a cui la persona è sensibilizzata”.
Uno studio di Nature Communications prevede che, nei prossimi anni, un aumento della temperatura di 2/3 gradi comporterà un incremento del 40 per cento di pollini.
“Sicuramente è vero, ma farei un ragionamento più ampio. Non fermiamoci solo a quanto polline c’è, perché esistono anche altri fattori importanti. Ad esempio l’inquinamento, che in molti casi tende a potenziare il polline dal punto di vista immunologico. Tutte le sostanze inquinanti presenti nelle nostre città, dall’ozono alle Pm10, tendono ad alterare la struttura della barriera epiteliale, che è quella che ci difende dall’ambiente esterno. Se questa viene alterata, tutte le diverse sostanze inquinanti possono penetrare all’interno delle vie respiratorie e facilitare i fenomeni di sensibilizzazione e di infiammazione”.
Quindi nelle zone più inquinate, come la Pianura Padana, si registrano più allergie?
“Certo. Come dimostrano innumerevoli studi, la sensibilità agli allergeni è maggiore in persone che vivono vicino a strade altamente trafficate, rispetto a persone che vivono in campagna, che pure sono più direttamente esposte al polline”.
Verona inquinata e con più allergie
Sono aumentate anche quelle alimentari. Dovremmo tornare a vivere come 100 anni fa
E Verona, che è una delle città più inquinate della pianura Padana?
“Uno studio finanziato dalla Comunità europea sette anni fa stimava una frequenza di allergie a Verona del 26 per cento della popolazione: una persona su quattro era allergica. Adesso il dato sarà senz’altro aumentato. Parliamo ovviamente di allergie in generale, dalle forme molto lievi a quelle più gravi”.
Oltre a quelle da pollini, sono in aumento anche le allergie alimentari?
“Si. E sono collegate con l’aumento delle allergie respiratorie, perché ci sono pollini che sono contenuti in alcuni alimenti vegetali, soprattutto frutta e verdura. Il caso più frequente è quello delle persone allergiche alla betulla, che avvertono un prurito in gola quando mangiano la mela, la ciliegia o il finocchio. Poi esistono una serie di combinazioni che possono essere dal punto di vista clinico banali, come un semplice prurito in bocca quando si mangiano certi cibi, fino ad arrivare a reazioni più gravi”.
Quindi più pollini uguale più allergie alimentari…
“Si, ma non solo. C’è anche da dire che l’aumento delle allergie alimentari dipende molto dal cambiamento del nostro stile di vita. Faccio un esempio banale: in passato vedevamo molto raramente l’allergia al sesamo, mentre ora che questo ingrediente è più usato, l’allergia sta crescendo. É uno degli aspetti della globalizzazione: cambiano le abitudini alimentari, aumenta la disponibilità di cibi diversi, che possono favorire allergie che una volta non c’erano”.
Alcuni studi prevedono che entro il 2050 metà della popolazione mondiale sarà allergica.
“Credo che sia una proiezione che vale solo per il modo occidentale. Non penso che l’India, o il continente africano, possano avere dati uguali a quelli dell’Europa. Certamente nei Paesi dove cresce la tendenza a uno stile di vita occidentale, cresce anche la tendenza del sistema immunitario a sviluppare reazioni di tipo allergico. Tutto concorre: ambiente, inquinamento, modo di vivere, aspetti anche banali come la tipologia di dieta. Non dimentichiamo che la dieta mediterranea tende a proteggere, ma una dieta più ricca di grassi tende a favorire le reazioni allergiche”.
Si può essere allergici contemporaneamente a più cose?
“É il vero problema. L’allergico può presentare allergie di tipo alimentare e anche allergie di tipo respiratorio con varie espressioni, dalle più banali come le riniti allergiche, fino alla sinusite e all’asma. Sono persone che noi chiamiamo atopiche, perchè hanno una serie di patologie che generalmente sono concatenate. E che troviamo molto meno nei non allergici. Infatti noi cerchiamo le allergie più nelle persone che già ce l’hanno”.
L’allergia al polline si può aggravare fino a diventare asma?
“Si certo, il rischio esiste, anche se naturalmente non succede in tutti. In linea di massima, la rinite allergica è uno dei fattori di rischio più importanti per lo sviluppo di asma”.
Le cure per l’allergia quali sono?
“Sono le cure sintomatiche, cioè che vanno a colpire il sintomo al bisogno: antistaminici e cortisonici inalatori. É importante sottolineare che sono farmaci assolutamente sicuri, che possono essere usati per lunghi periodi e che possono essere utilizzati anche in gravidanza. Per la componente respiratoria, questo tipo di trattamento si può integrare con l’immunoterapia, che serve per ridurre la sensibilità nei confronti di un singolo allergene, come può essere l’acaro o il polline. Di fatto, aiuta a tollerare meglio la presenza dell’allergene, sia a livello domestico che all’esterno. É un trattamento che ha una durata in genere di tre anni. Una volta si faceva per via sottocutanea, oggi ha un accesso molto più facile, anche per la fascia pediatrica, perché si fa per via sublinguale”.
Per la prevenzione si può fare qualcosa?
“Per prevenire le allergie dovremmo tornare a vivere come cento anni fa!
Rossella Lazzarini