Un percorso di integrazione sociale Si tratta del progetto Re-Start, giunto alla terza edizione. Grazie al sostegno del CSV

È esattamente l’obiettivo ultimo di ogni condanna: “tendere alla rieducazione del condannato”, così come scolpito nell’articolo 27 della Costituzione. Passare dalla teoria alla pratica è però drammaticamente difficile. Ci prova con un approccio nuovo il progetto Re-Start del CSV, Centro di Servizio per il Volontariato, di Verona, giunto alla terza edizione. Forte dell’esperienza maturata in anni di lavoro sulle pene alternative alla detenzione attraverso lo Sportello di Giustizia e sedendo al Tavolo permanente della Giustizia Riparativa, il CSV si è reso conto che a queste misure – sempre più utilizzate a fronte di reati minori – mancava un tassello fondamentale. E cioè la scarsa consapevolezza da parte dell’autore di reato rispetto sia al reato, sia alle implicazioni che il suo agire ha avuto nei confronti della vittima e della comunità. Da qui l’esigenza di sostenere un percorso che accompagnasse da un lato verso l’assunzione di responsabilità, dall’altro sostenesse il processo di integrazione sociale. Esigenza che si è concretizzata attraverso Re-Start, grazie all’omonimo bando della Regione Veneto che lo ha finanziato. Nel dettaglio, si tratta di un progetto che si articola su più fronti attraverso laboratori di gruppo su temi legati alla pena, alla colpa, al debito, alla responsabilità, all’autobiografia, alla cittadinanza attiva con elementi di base sulla giustizia riparativa; con successivi incontri individuali; incontri in gruppi di revisione ristretti e, infine, attività di monitoraggio nel tempo. Fra queste, un questionario online e interviste qualitative. Ne è emerso un ritorno molto interessante. E 11 persone, al termine del proprio periodo di pena alternativa, sono diventate volontarie in associazione. “Il passaggio è da una giustizia retributiva a una giustizia di comunità in cui protagonisti siano il reo, la vittima e la società tutta. Come CSV abbiamo da subito sposato questa prospettiva già da oltre un decennio e ora altri Centri di Servizio a livello nazionale ci stanno contattando per informazioni e consulenze in materia”, premette Maurizio Mazzi del consiglio direttivo CSV con delega alla Giustizia. “I partecipanti al percorso Re-Start hanno riportato esiti positivi del progetto rispetto all’aumento della fiducia nei confronti degli altri, l’aumento del tempo dedicato agli altri e il miglioramento del proprio comportamento civico. L’impatto maggiore che ha avuto il percorso di formazione, in affiancamento al percorso di giustizia di comunità realizzato presso le associazioni, è sul modo di interpretare la comunità e il volontariato”, riassume Irene Magri, responsabile dello Sportello Giustizia del CSV. Alle prime due edizioni hanno aderito circa cinquanta persone. Un’adesione buona, considerato che si tratta di un’opportunità lasciata volutamente facoltativa affinché non fosse percepita come un obbligo. Nella prima edizione, a differenza delle altre che fanno capo al solo CSV, il CSV ha operato in sinergia con altre realtà del Terzo settore: Cooperativa sociale Milonga, Associazione La Fraternità, Terre dei Popoli, Cooperativa sociale L’Albero, capofila di progetto la Cooperativa sociale Il Samaritano. Sempre nell’ambito della Giustizia, è inoltre in programma nei prossimi giorni una proposta formativa aperta a tutta la cittadinanza che si terrà mercoledì 17 e 24 maggio dalle 18 alle 20, nell’ambito dell’Academy della Sostenibilità di Villa Buri (via Bernini Buri, 99), progetto Villa Buri Futura a finanziamento Fondazione Cariverona.