La padovana Aurora Soranzo è una grafologa che ha pubblicato il libro “I LUOGHI DI GEORGE GORDON BYRON NEL VENETO”, edito da Mazzanti Libri, assegnatario di ben sette premi letterari, portando alla ribalta la storia del “Lord che parlava Veneziano”. Come la stessa giura del Premio Firenze ha motivato di questo lavoro: “il mito del Lord venetizzato, che resiste al tempo grazie al suo fascino narrativo, deriva anche dall’amore che lo stesso nutriva per l’Italia, la sua gente e la sua lingua.” Ma chiediamo direttamente all’autrice di presentarci il suo volume. «Lord Byron – inizia a raccontare Aurora – è stato un uomo di spicco nella cultura del Regno Unito durante il secondo Romanticismo, del quale è stato l’esponente più rappresentativo con John Keats e Percy Bysshe Shelley. Dopo il fallimento del suo matrimonio, George Gordon Byron decise di lasciare l’Inghilterra e nel pomeriggio del 10 novembre 1816 giunse all’albergo Gran Bretagna di Venezia, dove gli era stato riservato un appartamento affacciato sul Canal Grande. A soli ventotto anni, aveva scelto Venezia come suo rifugio. Ha un motivo specifico la scelta della rievocazione storica del Lord Byron? «Volevo far conoscere la storia del nostro territorio e ho scelto di farlo attraverso un personaggio molto noto, il poeta inglese Lord Byron. Non mi interessava raccontare del suo tumultuoso lato sentimentale, di cui si sono occupati già altri, concentrandomi esclusivamente sul suo lato artistico. Racconto una storia e dentro ci ho inserito anche i sentimenti che conosco.» Come si è sviluppata la sua ricerca e quanto tempo ha impiegato la realizzazione dell’opera? «Le ricerche sono iniziate nel 2019 all’archivio di Venezia dove ho saputo di alcuni movimenti del nobile britannico, che descrisse le sue esperienze italiane anche nei libri che ho letto sia in italiano che in inglese; essendo anche esperta di grafologia ho analizzato le sue lettere, che mi hanno aiutato a capire in maniera più approfondita la sua natura. Quando leggevo avevo un quaderno a righe sul quale appuntavo le mie riflessioni. Quella metodologia mi è stata preziosa, ed oggi se non ho la matita non apro neppure un libro.» Tanti premi assegnati a questo interessantissimo volume, ci può citare quelli più significativi per lei? «È stata una grande sorpresa, in quanto il mio impegno è alimentato dalla passione per questo lavoro, e quando quest’ultima viene premiata con stima e riconoscimento è un grande successo e una gratificazione personale importantissima. Tutti hanno lo stesso grado di importanza e mi sento in dovere di ringraziare la casa editrice “Mazzanti Libri” per la fiducia che ha riposto in me e nel mio progetto editoriale.» Cosa altr’ possiamo raccontare di lei oltre la scrittura? «Sono un’ottima ascoltatrice. Mi ritengo una persona molto riservata, forse è per questo che molti si confidano con me. Non mi piace parlare di me stessa e dei miei problemi. Preferisco tenerli esclusivi e risolverli da sola. Ma di sicuro non tollero la maleducazione e la mancanza di rispetto in ogni sua forma. Nel tempo libero mi piace andare in bicicletta, camminare, viaggiare e imparare nuove cose. Amo però moltissimo anche stare in casa. Mi basta riservarmi un posto tranquillo, con uno stereo, due libri, una coperta e, soprattutto, le tazze per tisane. Se non ho questo continuo dialogo con me stessa non funziono e perdo tutti i canoni.»
Gianfranco Iovino