Ammontano ad un milione e quattrocentomila euro gli interventi, voluti da regione del Veneto e realizzati da Acque Veronesi nell’ultimo anno, a Lonigo (Vicenza) per la sostituzione dei filtri che garantiscono acqua a PFAS zero nei territori compresi nella zona rossa. A darne notizia Nicola Dell’Acqua, Commissario delegato per i primi interventi urgenti di Protezione Civile in conseguenza della contaminazione da sostanze perfluoro-alchiliche (PFAS) delle falde idriche nei territori delle province di Vicenza, Verona e Padova, il cui incarico è stato prorogato fino al 21 marzo 2020 dal Governo. Obiettivo della proroga completare le opere acquedottistiche necessarie a garantire acqua libera da PFAS. Acque Veronesi ha comunicato al Commissario che il piano di interventi con la sperimentazione acque no PFAS sta proseguendo con i cambi continui dei filtri. A Lonigo sono stati installati 20 filtri a carbone attivo granulare tipo noce di cocco suddivisi per una doppia filtrazione dell’acqua con dieci filtri a monte e altrettanti a valle della struttura acquedottistica. La procedura del cambio carboni ha una durata di dieci giornate lavorative: al mattino viene estratto il carbone esausto da un filtro mentre nel pomeriggio viene riempito il carbone rigenerato. ogni due giorni i tecnici procedono al lavaggio del carbone “nuovo” inserito nei filtri e, dato che i filtri lavorano esclusivamente a coppie, viene posto in filtrazione. L’ultimo cambio di massa filtrante si è concluso la scorsa settimana con la sostituzione ed immissione di carbone nel decimo filtro e la prossima sostituzione del carbone è prevista il 29 aprile. In questo periodo dell’anno i cambi normalmente sono previsti ogni due settimane, alternando due settimana di cambio carbone a due settimane di pausa. Da maggio, con l’arrivo della stagione estiva, è previsto di aumentare la frequenza del cambio. nel 2017 su sette settimane Veneto Acque ha provveduto al cambio carboni per 6 settimane. Prosegue, inoltre, la sperimentazione ambientale per la zona rossa dei laboratori accreditati di Verona e Venezia di Arpav per abbassare l’attuale indice di quantificazione di 5 nanogrammi a 2 nanogrammi. Il Commissario evidenzia che i primi dati raccolti confortano circa l’efficacia dell’applicazione dei filtri e confermano la non presenza di PFAS a catena lunga, nemmeno tenendo in considerazione l’indice di quantificazione più basso (2 nanogrammi). Il ministro dell’Ambiente ha annunciato che la prossima settimana verrà istituito un tavolo tecnico nazionale con l’obiettivo di porre limiti nazionali all’inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche (PFAS). Al tavolo saranno chiamati a partecipare, oltre ai rappresentanti del ministero stesso, l’Istituto Superiore per la Protezione e la ricerca Ambientale (ISPrA) e la regione del Veneto nel ruolo di ente esperto in materia. L’annuncio è avvenuto nel corso della Conferenza del Bacino Padano, alla quale hanno partecipato i responsabili dell’ambiente di Piemonte, Lombardia, Emilia romagna e Veneto. L’incontro convocato dal ministro prevedeva tra i punti all’ordine del giorno anche di trattare il tema dei limiti all’inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche, così come sollecitato a più riprese dall’Assessore all’ambiente della regione del Veneto. Questo, in particolare e ancor più, in seguito ai più recenti rilevamenti sul fiume Po che hanno evidenziato un’allarmante presenza di C6o4 (PFAS di nuova generazione) duemila volte superiore ai livelli registrati nell’area interessata dall’inquinamento della Miteni di Trissino.