Un libro “dal sapore di futuro” ed un incontro per indagare il complesso rapporto tra clima ed economia. E non solo. Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, e Gaël Giraud, economista gesuita, sono autori del libro “Il gusto di cambiare: La transizione ecologica come via per la felicità”, presentato ieri sera, presso l’Eataly Art House. Nel libro, introdotto da Papa Francesco e pubblicato da Slow Food Editore e Libreria Editrice Vaticana, i due intellettuali affrontano il tema della necessità di un cambiamento di paradigma culturale, sociale ed economico per garantire un futuro al pianeta e arricchire l’esistenza umana. “La transizione ecologica avviene a vari livelli – afferma Gaël – e se saremo in grado di compiere un cambio antropologico radicale, sarà più facile raggiungere una transizione ecologica sfaccettata in termini di energia, minerali, cibo, acqua e biodiversità”.“Si è pensato che acqua, superficie di terra fertile, aria fossero risorse infinite”, esordisce Carlo Petrini, definito da Oscar Farinetti, all’inizio dell’incontro, il più grande gastronomo vivente al mondo.Il principale elemento che ha causato lo “sconquasso” in cui viviamo è, secondo Petrini, il sistema alimentare che produce cibo per 12 miliardi di viventi, e ne destina il 33% allo spreco alimentare. Nello specifico, poi, contribuisce al 35% dell’inquinamento globale, il doppio rispetto ai mezzi di trasporto. “Tutte queste risorse che utilizziamo e sprechiamo sono un insulto, noi ne siamo coscienti ma non ce ne vergognano del tutto e quindi siamo vittime e carnefice di questo sistema” sostiene, con convinzione. Una chiosa sulle critiche ai movimenti ambientalisti: “Chi accusa gli ambientalisti, perché remano contro e impediscono di realizzare le cose, dovrebbe ricordarsi che il problema non sono le cose non fatte, ma quelle fatte”.
Nel dialogo che si sviluppa tra Petrini e Giraud, viene preso in esame il sistema alimentare, economico e finanziario, evidenziandone le distorsioni e proponendo cambiamenti radicali che partano dalle scelte individuali e comunitarie per arrivare alla sfera politica. Se da un lato, Petrini mette in evidenza lo spreco alimentare e la produzione eccessiva di cibo, Giraud critica l’idolatria del mercato finanziario e l’assolutizzazione del PIL come indicatore di ricchezza.I due autori offrono esempi che mostrano l’urgente necessità di cambiare le pratiche alimentari ed economiche. Un dato su tutti: la previsione di una diminuzione del 20% della disponibilità di acqua nel mondo, entro il 2040, se non si interverrà con azioni concrete. “Antropologia relazionale” e “comunità” sono le parole chiave per promuovere cambiamenti significativi nella società. Buone pratiche da adottare nella vita di tutti i giorni, per prendersi cura del bene comune? Ridurre il consumo di carne, preferire banche etiche e puntare su una visione di sviluppo basata sulla giustizia e la felicità.“La politica nazionale non riesce a trovare una quadra, dobbiamo quindi cercare di essere soggetti attivi a partire dai comportamenti individuali e sperare che siano condivisi da più persone possibili – spiega Petrini- abbiamo bisogno di persone che affrontino la gastronomia, mantenendo il piacere della convivialità, ma con un approccio olistico, che tenga in considerazione ambiente, territorio, agricoltura, giustizia sociale”. Si tratta di un cambio di mentalità che coinvolge vari “attori”: produttori, coltivatori e consumatori. E va realizzato “con gioia e convinzione”.
Stefania Tessari