Non era un mistero che la Lega, partito ormai dominante in Italia e tra i più forti in Europa nella galassia del centro-destra (o della destra e basta, questione di sfumature) puntasse a ricoprire un ruolo di primo piano nel prossimo parlamento europeo. La cosa però emerge ancora più chiaramente dall’intervista che il ministro per la Famiglia e vicesegretario della Lega Lorenzo Fontana ha rilasciato a Libero. L’ex vicesindaco di Verona è stato chiaro: le possibilità che alla presidenza della prossima commissione Ue sieda un leghista sono concrete. Le chance che quel leghista sia proprio Fontana, aggiungiamo noi, non sono poche. «Noi sovranisti» ha detto Fontana parlando della cosiddetta Lega delle Leghe, ossia il fronte nazionalista europeo che dovrebbe presentarsi compatto all’appuntamento elettorale di maggio «siamo l’unica possibilità che ha l’Unione Europea di salvarsi. D’altronde, il suo fallimento è sotto gli occhi di tutti, perfino a Bruxelles lo ammettono: gli Stati sono stati incapaci di darsi una politica e una direzione comuni, hanno prevalso i singoli interessi». Ai vertici dell’Unione Europa che sostengono che in caso di una forte affermazione dei populisti c’è il rischio di un ritorno agli anni Trenta, Fontana ha risposto che gli sembra che sia proprio l’attuale establishment di Bruxelles a voler riportare a quel triste periodo i cittadini. «Hitler diceva» ha sottolineato Fontana: «“Un popolo, un capo, un Reich”: oggi l’Europa è divisa tra globalisti, che vogliono omologare tutto perché tutti diventino numeri, anche se non da tatuare sul polso, e identitari, che come noi amano le diversità e vogliono preservarle». Tra i maggiori partiti europei che affiancheranno la Lega alle prossime elezioni c’è il Rassemblement National di Marine Le Pen, ci sono i Democratici Svedesi, Alternativa per la Germania, il Partito della Libertà dell’olandese Geert Wilders, ci sono i polacchi di Diritto e Giustizia, il Partito della Libertà austriaco, la destra della Repubblica Ceca e l’ungherese Viktor Orbán il quale però molto probabilmente continuerà a far parte del Ppe, al cui interno cercherà di fare da testa di ponte per i nazionalisti. «La rinuncia dell’Europa ai valori giudaico-cristiani in nome del multiculturalismo» ha affermato Fontana «le ha dato una mazzata socioculturale, così come Maastricht e le regole dell’austerità gliel’hanno data economica. Ma in realtà i francesi hanno bocciato la Costituzione comune perché ogni popolo europeo è orgoglioso della propria identità. Sull’Italia oggi ci sono particolari tensioni e attenzioni perché siamo il primo esperimento di governo sovranista in un Paese fondatore: siamo l’epicentro del cambiamento, che da sempre genera un naturale allarme, perché si sa che i mercati prediligono la stabilità». Su Twitter il ministro della Famiglia ha scritto: «Le elezioni in #Baviera hanno sancito l’esordio in parlamento dei nostri amici ed alleati di Afd . È un ulteriore segnale verso una nuova Europa a guida identitaria ed è la fine della grande coalizione di Berlino. L’antipasto di una svolta che arriverà tra sette mesi». E chissà che allora il presidente della Commissione Ue non sia proprio lui.