“Che giornale pensi di fare?” è la domanda che in molti mi hanno posto in questi giorni. “Come lo vorresti?”.
Lo vorrei credibile, incisivo, coraggioso. Un giornale che sappia parlare alla gente, ma che sappia prima ancora ascoltare. Un giornale che abbia voglia di raccontare una città che sta cambiando, senza ricette miracolose, ma con l’umiltà di chi prova comunque a indicare una strada. A cercare soluzioni. Non da solo, chè da soli non si arriva mai. Assieme a voi, che siete i nostri occhi sulla città. La nostra coscienza. I nostri “inviati speciali” per la strada, nelle piazze, nel Palazzo, dappertutto.
Penso a un giornale che abbia voglia di affrontare i problemi, grandi o piccoli che siano, con serietà, coerenza, passione. Senza padroni o padrini, senza vincoli né obblighi, se non quello della verità, che poi resta, sempre e comunque, la cometa da seguire
Penso ancora a un giornale che abbia il coraggio, quando serve, se serve, di andare controcorrente. Di non essere al servizio di nessuno per essere, al tempo stesso, al servizio di tutti. Un giornale dove trovino spazio anche le “belle notizie”, i gesti di solidarietà, le storie difficili da raccontare. Un giornale che sappia arrivare al cuore della gente. Semplice. Vero.
Un proverbio africano racconta che “la strada per attraversare la foresta non è mai troppo lunga se dall’altra parte c’è un amico che ti aspetta”. Non lo sarà neppure la nostra. Dall’altra parte ci siete voi, ad aspettarci. Arriveremo. Adesso cominciamo a camminare.
Raffaele Tomelleri