Era stata ricostituita in Veneto, dopo che il gruppo era stato sgominato in Puglia, una cellula del clan camorristico barese Di Cosola, che in provincia di Verona aveva avviato un traffico di marijuana e cocaina, scoperto e stroncato in queste ore con un blitz dai carabinieri. L’azione è stata coordinata dalla procura antimafia di Venezia. A illustrare l’operazione è stato il procuratore distrettuale lagunare Bruno Cherchi, assieme al colonnello Ettore Bramato, comandante provinciale dei carabinieri di Verona. Complessiva mente sono sta te eseguite 19 misure cautelari, di cui 10 nel capoluogo scaligero (6 in carcere e 4 agli arresti domiciliari) e 9 nelle province di Bari e Barletta (5 in carcere e quattro ai domiciliari). Dalle indagini è emerso che un affiliato al clan, che operava a Verona da una ventina di anni, aveva avviato e dirigeva il traffico di marijuana e cocaina dalla Puglia, sostanze che giungevano in Veneto tramite pacchi contenenti ricambi per automobili inviati con corriere espresso a ignari artigiani e meccanici, in particolare, oppure con corrieri che viaggiavano in pullman di linea, con biglietto andata ritorno pagato dall’organizzazione. Ogni settimana è stato stimato che giungessero nel Veronese uno o due chilogrammi di marijuana e 200-300 grammi di cocaina pura, destinati allo spaccio sul territorio. Dalla denuncia di un artigiano, minacciato dagli appartenenti al clan, sono scattati nel novembre 2016 gli accertamenti con intercettazioni telefoniche e controlli del territorio, sia in Veneto che in Puglia, sfociati negli arresti odierni. Oltre al reato di associazione mafiosa finalizzata al traffico di droga, la procura antimafia contesta il possesso di armi, minacce ed estorsione. “Per la prima volta è stata riscontrata in Veneto la presenza di un’associazione con radici nella camorra barese, con ulteriore tipo di infiltrazione, stavolta nel Veronese” ha sottolineato il procuratore Cherchi. L’approdo in riva all’Adige del clan barese, ha precisato Cherchi, “è avvenuto in seguito alle indagini pugliesi che avevano disarticolato l’organizzazione, con il trasferimento di alcuni soggetti in Veneto. Questi elementi si sono inseriti nel traffico di stupefacenti, organizzato in Pu glia ma con terminale nella regione. Questo – ha sottolineato – ci deve far riflettere sulla capacità di dispersione delle organizzazioni criminali sul territorio, valutato piu’ ‘tranquillo'”. La novità della presenza dei Di Cosola ci allarma – ha proseguito Cherchi – perché dimostra ancora una volta che il territorio veneto è continuamente og getto dell’attenzione di più soggetti criminali”. Il riferimento è alle precedenti indagini della Dda che avevano scoperto presenze di gruppi legati a ‘ndrangheta e camorra napoletana. “C’é la possibilità – ha quindi precisato – che anche gruppi criminali non particolarmente attrezzati, ma con canali di approvvigionamento e un flusso costante di droga, possano trovare un mercato che permette facili guadagni”. Della vicenda ha parlato anche il governatore del Veneto Luca Zaia: “Spacciatori di droga e mafiosi iniziano la giornata con una sonora sconfitta, la gente per bene con una bella soddisfazione. Grazie e complimenti agli inquirenti e ai carabinieri. un po’ ovunque tira un’aria nuova di legalità” ha tenuto a precisare “e non passa giorno che non si registri qualche vittoria contro il crimine, il che è un segnale importantissimo di risposta alla richiesta di sicurezza e lotta al crimine che viene dalla popolazione. Altri spacciatori, malavitosi ed estorsori tolti dalla piazza”. Secco il commento sui social del ministro del – l’Interno Matteo Salvini: “Mafia e droga, maxi blitz dei carabinieri tra Veneto e Puglia: grazie a Forze dell’Ordine e inquirenti! Nessuna pietà per i venditori di morte. Avanti tutta”.