Solo una cosa a oggi è certa, la giovane e talentuosa pallavolista Julia Ituma ha giocato l’ultima partita della sua vita. Per gli inquirenti turchi la giovane dell’Igor Gorgonzola di Novara, si sarebbe tolta la vita e pare che l’autopsia confermi tale ipotesi, ma restano ancora da chiarire diversi aspetti sulla ricostruzione dell’accaduto pertanto ogni lettura resta prematura. Julia Ituma se ne è andata di notte, con un volo di sei piani, lasciando nello sgomento familiari, amici, allenatori, compagne di squadra, tifosi e ognuno di noi… Perché se le notizie di morte sono difficili da comprendere ed elaborare quella di una 18enne “con tutta la vita davanti” lo è ancora di più e diventa persino indicibile quando questa avviene forse per “volontà”. Eppure, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha indicato il suicidio come la terza causa di morte tra i giovani, chiarendo purtroppo che non si tratta di eventi rari, anzi. Nel nostro Paese i suicidi rappresentano il 12% delle morti di persone con un’età compresa tra i 15 e i 29 anni (fonte Istat). Sempre l’Oms, nel suo Report “Oms, Preventing suicide. A global Imperative” richiede espressamente maggiore attenzione da parte dei Mass Media nel comunicare i casi di suicidio, soprattutto quando sembra riguardare persone popolari. Invitando giornalisti e in generale i divulgatori di news a prestare particolare attenzione al come si veicola la notizia, evitando sempre di utilizzare un linguaggio sensazionalistico, così come di descrivere in modo esplicito le modalità suicidarie adottate e naturalmente di non corredare mai gli articoli di cronaca con foto o video dell’accaduto. Questo al fine di tutelare la vittima e i suoi familiari, ma anche con lo scopo di contenere nel lettore fragile il possibile rischio di emulazione. Se alcuni suicidi avvengono senza alcun preavviso e appaiono come fulmini a ciel sereno, nella maggior parte dei casi vi sono nel tempo dei segnali di pericolo ma è fondamentale capirli e riconoscerli per poter intervenire in tempo ed evitare il peggio. I principali campanelli d’allarme, a cui prestare attenzione, sono la presenza di un disturbo del tono dell’umore, l’uso di sostanze psicoattive, le condotte autolesive, il suicidio di un familiare e tentativi precedenti di suicidio. Ma anche l’aver vissuto delle situazioni traumatiche come l’aver subito violenza o maltrattamenti, l’esser coinvolti in una situazione familiare altamente conflittuale o ancora l’esser vittima di discriminazioni razziali o sessuali e subire atti di bullismo. In sintesi è fondamentale considerare tutti i fattori di stress significativi presenti nella vita dell’adolescente. Se si ravvedono degli elementi di rischio è importante non esitare a rivolgersi a un professionista della salute mentale come uno psicologo psicoterapeuta o un medico psichiatra oppure contattare un Centro di Salute Mentale sul territorio. Il disagio mentale e la sofferenza psicologica non sono mai qualcosa di cui vergognarsi ma sempre qualcosa su cui intervenire il prima possibile.
Sara Rosa, psicologa e psicoterapeuta