C’è qualcosa di diverso in questo addio, silenzioso e struggente. Qualcosa che sa di stima e rispetto, che va al di là dell’appartenenza a questo o quell’altro schieramento e scavalca pure, quel filo di retorica che talvolta appare in giorni tristi come questo. Perché Stefano Bertacco dev’essere stato, per davvero, un “uomo per bene” e un “politico aperto, soprattutto verso gli ultimi”. Lo si capisce dai pensieri di tutti. Lo si legge tra le righe di sentimenti che non sono per nulla scontati. E’ un dolore vero, forte, maledetto. Il dolore di chi ha “perso un fratello”. O di chi non troverà più “un interlocutore attento”.
C’è qualcosa di diverso, lo si legge negli occhi lucidi di chi sale la scalinata di Palazzo Barbieri per andare a salutarlo. La gente della strada, che magari aveva conosciuto l’assessore per cose semplici, “…ma era sempre disponibile”. E in quel momento pensi che dovrebbe sempre essere così e che per essere un buon politico, uno dovrebbe sempre essere disponibile. Come Stefano. Ma forse non è così, non tutti lo sono, sempre e comunque. Come Stefano. Per questo anche il dolore stavolta è diverso.