“C’è qualcosa che non torna: prima il ministro Pichetto Fratin ci assicura 100 milioni per completare il nuovo collettore del garda, indispensabile per l’ecosistema e l’economia del Garda, poi ci arrivano le docce fredde dal ministero e i fondi si dimezzano, privilegiando tra l’altro i bresciani che potranno appaltare i lavori solo a metà 2027 mentre noi siamo già nelle fasi di collaudo”. E’ un torrente in piena il presidente dell’Azienda Gardesana Servizi (Ags) Angelo Cresco che questa mattina nella Loggia di Fra Giocondo della provincia ha convocato i 20 sindaci della sponda veronese che sono in Ags e i parlamentari veronesi per lanciare un appello a fare sistema affinché le risorse siano garantite per completare l’opera entro il 2031.
Tra i parlamentari erano presenti gli europarlamentari Paolo Borchia e Flavio Tosi, e i parlamentari Ciro Maschio, Matteo Gelmetti, Paola Boscaini,. Maddalena Morgante, Marco Padovani, Aurora Floridia e hanno assicurato il loro impegno a Roma per garantire il flusso di finanziamenti.
Il nodo da chiarire infatti è quello degli stanziamenti. Il 3 febbraio scorso, a Bardolino, il ministro Pichetto Fratin aveva garantito la disponibilità di 100 milioni di euro di copertura per realizzare l’opera, grazie al Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC).
Una nota ministeriale datata 11 febbraio, invece, suddivideva questi 100 milioni così: 78 per i lavori sulla sponda bresciana e solo 22 per quella veronese. Nota a cui i sindaci hanno risposto con una lettera indirizzata al viceministro Gava, chiedendo rassicurazioni. Dalla Direzione del Ministero è arrivata nei giorni scorsi una lettera che prevede un taglio netto dei fondi annunciati: solo 52 milioni di euro, e non più 100; di questi, 30 sarebbero destinati alla sponda bresciana e solo 22 a quella veronese. Cifre che hanno provocato la mobilitazione dei sindaci e di AGS.
“Per noi è un pugno nello stomaco”, spiega il presidente cresco, “perché dobbiamo pensare che le maggiori risorse vanno agli amici bresciani che stanno ancora decidendo dove realizzare il collettore che dopo essere stato sulle ruote per anni forse adesso si fermerà a Lonato. E i lavori non potranno partire prima della metà del 2027. La stessa presidente della Comunità del Garda, la bresciana Gelmini aveva sottolineato la necessità che la ripartizione delle risorse dovesse prendere in considerazione lo stato di avanzamento dei lavori”.
E’ stato anche ricordato che il lago rappresenta una enorme risorsa di acqua utilizzabile per usi umani: già una decina di Comuni la depurano per renderla potabile e prosegue la lotta per i degrassatori e contro le microplastiche.
Infine, interventi di Borchia, Maschio e Gelmetti. Il presidente Flavio Pasini ha ricordato con un minuto di silenzio la scomparsa nella notte scorsa del sindaco di Erbè Nicola Martini, 52 anni.
“Proteggere e valorizzare il patrimonio ambientale del lago di Garda deve essere la priorità: i progetti esecutivi per la sponda veronese sono pronti e si può già partire coi cantieri, mentre la sponda bresciana ha fatto sapere che non sarà pronta prima del 2027”, ha spiegato il sindaco di Bardolino Daniele Bertasi, Comune capofila della richiesta.
“L’adeguamento della infrastruttura fognaria del lago, giunta a fine vita, è improrogabile: è giusto che i lavori inizino laddove ci sono progetti pronti a partire, e cioè sulla sponda veronese – evidenziano il sindaco di Bardolino e il presidente di AGS Angelo Cresco –. Ci teniamo a sottolineare che non si tratta di mettere in competizione le due rive del lago, ma di applicare il buon senso, portando avanti i progetti più maturi, al fine di evitare maggiorazioni dei costi e allungamenti nei tempi di realizzazione”.
mb