Sabato 3 dicembre nella sala Zanotto della basilica di San Zeno, si terrà la presentazione del restauro del Crocifisso di Lorenzo Veneziano, capolavoro della pittura gotica.
Il pomeriggio, dalle ore 16, prevede tre momenti alla presenza del vescovo Domenico. I saluti istituzionali iniziali sono di coloro che hanno collaborato alla buona riuscita dell’intervento conservativo, seguito in Diocesi dall’Ufficio per i Beni Culturali: monsignor Giovanni Ballarini, abate di San Zeno e presidente dell’Associazione Chiese Vive, l’arcitetto. Flavio Pachera, fabbriciere della stessa basilica, e Vincenzo Tiné, Soprintendente della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per Verona, Rovigo e Vicenza, e Marta Ugolini, Assessora per Cultura, Turismo e rapporti con l’Unesco.
Si entrerà poi nel vivo della presentazione con tre focus: la prof.ssa Cristina Guarnieri, docente di arte medievale all’Università di Padova e studiosa dell’artista a cui ha dedicato anche una monografia, racconterà la storia del Crocifisso e i suoi ‘toni di autentica poesia’, come recita il titolo del suo intervento; la dott.ssa Letizia Tasso, funzionaria della Soprintendenza, spiegherà le decisioni prese durante il progetto di restauro illustrando gli interventi di pulitura precedenti e introducendo, in questo modo, la relazione della prof.ssa Giovanna Jacotti: restauratrice e docente all’Accademia di Belle Arti di Verona, a lei è stato affidato il restauro, un attento lavoro che ha portato a scoperte, tra le altre nelle tecniche esecutive, che verranno mostrate e commentate. L’inaugurazione si concluderà all’interno della Basilica sanzenate, con lo ‘svelamento’ in diretta dell’opera, che è collocata in controfacciata.
L’incontro è organizzato dall’Associazione Chiese Vive che ha finanziato il restauro. In questo caso è stato possibile grazie al contributo dei visitatori, che dopo l’emergenza covid-19 hanno ricominciato a tornare a Verona, e all’iniziativa ‘I care, ci tengo’: una raccolta fondi che mira a coinvolgere e a sensibilizzare i cittadini veronesi nell’importante opera di conservazione di questa eredità d’arte e di fede.
Proviene da Sant’Anastasia
La Croce, dipinta intorno al 1356/59 su fondo oro e decorata da un’elegante seppur lacunosa cornice fogliacea, mostra al centro la raffigurazione di Cristo morto e, al limite dei due assi, quattro medaglioni trilobati. In quello superiore compare Dio Padre che invia la colomba dello Spirito Santo; ai lati stanno, addolorati, i testimoni della Crocifissione, la Madonna e il discepolo prediletto, che la tradizione indica in San Giovanni Evangelista; in basso è inserita una rappresentazione del Golgota con il teschio di Adamo mentre, in scala minore, sono inginocchiati due offerenti. L’uno è ritratto in vesti laicali mentre l’altro è riconoscibile come un frate domenicano dall’abito e dalla tonsura. Proprio la sua presenza ha fatto ipotizzare la provenienza dell’opera dalla chiesa veronese dei domenicani, che era Santa Anastasia. Probabilmente il Crocifisso ligneo, di notevoli dimensioni (448×347 cm), era issato sopra il tramezzo in muratura che divideva l’interno dello spazio sacro, ben esposto alla devozione e alla preghiera dei fedeli.