Quasi trent’anni nel mondo della stampa, un bagaglio di esperienza e lirismi che in pochi possono vantare. La parola chiave di Simone Antolini è autorevolezza. Quella che, secondo lui, a volte manca nel giornalismo moderno, fatto di tanti lanci e pochi approfondimenti. Tra le firme principali dello sport su L’Arena, è un amante dei piccoli particolari e dei servizi sul campo.
Che consigli daresti ad un giornalista emergente?
“Avere sempre fame e ascoltarsi dentro. Non farlo per soldi, ma per passione. Sentirsi come un missionario e mai arrivato. Avere grande umiltà: ascoltare tanto e parlare poco. Amare quello che si fa. Continuare ad aggiornarsi ogni giorno. Leggere, leggere, leggere. Essere contenti, ma mai fino in fondo. É poi importante l’empatia che si crea con le persone, è lì che si fa la differenza. Per non essere banali, è utile pensare a dieci domande e cominciare dalla quinta.”
Qual è il segreto di un buon pezzo?
“Un buon pezzo non va solo scritto, ma va annusato. Bisogna usare i cinque sensi. Faccio l’esempio della presentazione di Di Francesco. Quando è arrivato, ho guardato le sue mani e i suoi gesti. Aveva con sé un block notes nero che continuava a toccare. Era qualcosa di suo e di speciale, l’ho colto fin da subito. Così, a fine conferenza, gli ho chiesto cosa rappresentasse per lui. Mi ha risposto che lì dentro teneva insieme i suoi pensieri e quelli degli altri, ed è da lì che è partito l’incipit del mio pezzo.”
A proposito di Di Francesco, che impressione hai avuto? Il Verona ha fatto la scelta giusta?
“L’ho visto molto risoluto. Una persona desiderosa di cogliere un’opportunità che forse gli è scappata nelle ultime due esperienze negative con Samp e Cagliari. Al momento è difficile stabilire se la scelta sia quella giusta, perché non ci sono realmente gli elementi. Essendo il campo che misura, posso solo dire che il Verona per il dopo Juric ha preso una persona motivata, che ha un suo credo calcistico, che ama un calcio aggressivo, rapido e verticale.”
Come nasce la tua passione per calcio e basket?
“Parto dal presupposto che vado sempre dove mi portano le emozioni, che cambiano negli anni. Nasco con il calcio, lo amo e mi dà tanto. Il basket è nato invece per un’opportunità al giornale che ho sposato subito. La verità è che sono sempre stato curioso, e secondo me per essere ogni giorno stimolato devi fare qualcosa di diverso e non fossilizzarti.”
Sei anche direttore sportivo…
“Ho una grande passione per il calcio a 5, che ho sviluppato negli anni prima come allenatore e poi come dirigente. Adesso ho raggiunto l’apice, perché sono ds dell’Hellas Verona 1903 C5. Siamo la prima realtà di calcio a 5 a Verona, e stiamo attendendo l’esito del ripescaggio per la Serie A2. La nostra dimensione è di un certo spessore, ce la giochiamo con la Virtus di Fresco. Credo e investo tantissimo in questo ruolo, che va oltre quello di club manager. In sostanza risolvo problemi.”
Francesco Cazzola