ll Verona pone un altro mattone sulla strada della salvezza. Un edificio che sino a gennaio non aveva nemmeno le fondamenta ma a cui ora si intravedono pure le mura. La vittoria con la Salernitana lascia l’Hellas ancora al terzultimo posto della classifica ma il divario dallo Spezia e dalla stessa squadra granata si è assottigliato rispettivamente a due e quattro lunghezze. Per essere chiari al 4 gennaio, giorno in cui il Verona ha pareggiato a Torino e in cui sulla panchina gialloblù ha debuttato Marco Zaffaroni, i punti da recuperare ai liguri e ai campani erano nove e dodici. Verona con il vento in poppa ma l’approdo a terra è ancora lontano, su questo nessun dubbio. Nel dopo partita di lunedì sera lo stesso Zaffaroni è stato lapidario. “Stiamo spendendo tantissime energie. Abbiamo giocato diverse partite conoscendo i risultati delle avversarie e quindi con grande pressione. Al di là dell’aspetto fisico sono le energie mentali che mi preoccupano. Dobbiamo tenere questa intensità il più a lungo possibile”. Le cassandre, infatti, puntano a questo. Il Verona è in salute, sta rincorrendo ma, a gioco lungo, probabilmente pagherà questo sforzo. Lo sperano in cuor loro gli avversari, lo dicono più o meno velatamente i critici a tutti i costi. Ma la netta impressione è che siano in errore. Che cosa lo fa indurre? Il fatto che questo Verona non è il Verona della stagione 2022. Stessi colori, stesso nome della squadra. Ma gli interpreti sono altri. Con la Salernitana il duo Bocchetti-Zaffaroni ha schierato un undici in parte inedito con il debutto dell’argentino Gaich dal primo minuto. Una squadra in cui tre soli giocatori erano presenti al debutto in campionato quando al Bentegodi il Napoli realizzò una “manita”. Solo Montipò, Lazovic e Tameze, il resto volti nuovi e non solo. Non solo perchè Hien e Magnani per fare due esempi erano marginali a quella squadra. Lo svedese non era ancora arrivato, annuncio ufficiale giunto prima della gara con l’Atalanta, Magnani era finito lontano dai radar. Cioffi preferì schierare in quell’occasione, mancava Ceccherini, il giovane Amione ora alla Sampdoria. Coppola era in panchina e vi rimase per tutto l’arco dei 90′. Lo stesso Lazovic giocava esterno dei quattro di centrocampo, ora è un trequartista spietato, con il nuovo ruolo tre assist e due reti. E allora tutto questo non può che far ben sperare.Il Verona non è salvo, ha ancora molta strada da fare. Ma le energie non le ha spese tutte , anzi. A dare forza all’inseguimento saranno la verve di Ngonge, le idee di Duda, la fisicità di Abildgaard, la voglia di un puntero come Gaich. E sulle loro forze, sulla loro energia il Verona può realizzare l’impresa.
Mauro Baroncini