Stefano Fattorelli, 51enne originario di Caprino Veronese, da tempo residente
a Padova, pochi giorni fa ha accoltellato la moglie da cui si stava separando, a seguito di una furiosa lite, fortunatamente non portandola alla morte.
Il tentato femminicidio si è consumato all’ interno di un’abitazione all’Arcella di Padova. Una violenza che ritorna feroce, per mano e per mente del Fattorelli che ha rimesso in “scena” un simile copione già interpretato in passato, ma questa volta l’epilogo è stato meno drammatico. Nel passato di Fattorelli infatti una condanna per quello che oggi viene definito femminicidio, in quanto nel 1999 uccise la compagna dell’epoca, Wilma Marchi, colpendola con 33 fendenti davanti al Cimitero di Grezzana. Reato per il quale venne condannato a scontare 12 anni di carcere, poi la pena fu dimezzata per buona condotta. Fattorelli in carcere aveva conosciuto una consulente Psicologa, che lo aveva seguito nel percorso di riabilitazione, l’uomo una
volta uscito, aveva iniziato a pedinare la vittima e a minacciarla, procacciandosi una denuncia per stalking.
Un escursus di vita quella del Fattorelli, caratterizzato da circuiti di violenza reiterata. Una lettura esterna permette di valutare l’innesco di violenza dato dal sentimento percepito di minaccia di abbandono che l’uomo verosimilmente avverte quando si rende conto che le “sue” donne vogliono lasciarlo e costruirsi una vita indipendente.
Questo timore a sua volta produce presumibilmente un senso di piccolezza, di fallimento e solitudine ingestibili. Giunge allora l’esplosione della rabbia,
contraddistinta da emozioni contrastanti di passione e aggressività espressa con comportamenti di attacco. Da qui una morsa seriale di minacce, coercizioni e violenze a scapito di donne, ree forse solo di volerlo aiutare a cambiare. Questa storia racconta quando si debba ancora fare per arginare e correggere un fenomeno sempre più dilagante.
*psicologa e psicoterapeuta