L’immagine è magari sfruttata, ma rende bene l’idea. Mai stato così “zero”, l’anno del Chievo. Niente da spartire, ad esempio, con l’altra retrocessione, 11 anni fa. Campedelli ci mise due giorni a rialzare la testa e ripartire: “Restano tutti, torniamo subito in A”. Detto e fatto. Iachini in panchina, Pellissier a trascinare il gruppo con i gol e con l’esempio. Un anno dopo, il Chievo era di nuovo in A, a testa altissima. Come sarà il futuro? Oggi, purtroppo, non ci sono le stesse certezze. Oggi si naviga a vista, sospesi a metà tra esigenze di bilancio, conti da sistemare, mercato da impostare, squadra da ridisegnare. No, non è semplice, per niente. Non lo è perchè se quel Chievo era un gruppo omogeneo, “caduto” per una serie di coincidenze sfortunate (e non solo…), questo è un gruppo al capolinea. Dove i “grandi vecchi” se ne vanno, Sorrentino e Pellissier. Dove i giovani di spicco servono a “fare cassa” (Depaoli, Bani, Leris, Kijine, Vignato, lo stesso Stepinski). Dove vanno eliminate “zavorre” pesanti (vedi ingaggi non più “da Chievo”, tipo Giaccherini). Aggiungiamo al conto un Hetemaj che ha parecchi estimatori in serie A (Brescia, lo stesso Verona, il Cagliari), si fa presto a capire e a porsi una domanda: chi resterà? Che squadra sarà? Quali prospettive? La prima ri sposta, arriverà dal tecnico che Campedelli e Pellissier, assieme a De Giorgis, l’uomo di riferimento sul mercato, stanno valutando. In pole position c’è Marcolini, un ex, stimato da tutti, uno che ha già una buona gavetta e ha quel “profilo da Chievo” che piace tanto a Campedelli. In ogni caso, sarà un allenatore emergente, a guidare il nuovo Chievo. Che dovrà, prima di tutto, riassestare le finanze. Senza follie. Senza passi più lunghi della gamba. Senza frenesie. Senza farsi prendere dalla voglia maledetta di tornare subito in A. Il nuovo Chievo dovrà (dovrebbe) assomigliare tanto a quello vecchio. Umiltà, semplicità, serenità. Il Chievo che esce dalle macerie di una stagione sciagurata, dovrà (dovrebbe) ritrovare se stesso, ripescare dal passato tante cose che forse ha perso per strada. Il nuovo Chievo deve ripartire da zero. Ricominciare un percorso che potrebbe, certo, prevedere il ritorno in A, senza che questo debba essere un obbligo. Quindi, una volta deciso il tecnico, costruire una squadra fresca, giovane, a “km zero” (o quasi). Lo impongono ragioni di bilancio, che suggeriscono anche la filosofia da seguire. Stop agli ingaggi ad “alto rischio”. Stop a scelte che niente hanno da spartire con la storia del Chievo, arrivato ad essere, va ricordato, la squadra più vecchia d’Europa. Difficile? Sicuro, non è semplice. Ma c’è una linea che è solo da ritrovare. La stes sa che, tracciata da Sartori e Campedelli, portò il Chievo ad essere un esempio da seguire, non solo a livello nazionale. Basta rispolverarla, rinfrescarla un po’. E’ la linea del buon senso, della normalità. Ci sono sempre state “scelte da Chievo”, “facce da Chievo”, “pensieri da Chievo”. Negli ultimi anni, forse, tutto questo è stato accantonato. Le cose non accadono (quasi) mai per caso, nel bene e nel male. E forse non è un caso neppure che il Chievo debba oggi ripartire dalla B.