Uffici pubblici, assunzioni in crescita Nella pubblica amministrazione sono state quasi 128mila, di cui 14mila stabili

Dopo alcuni anni di restrizioni volte a contenere la spesa per i dipendenti pubblici, con il patto di stabilità e il blocco del turnover, tornano a crescere le assunzioni nella Pubblica Amministrazione. Nel corso del 2022 si sono infatti registrate 127.887 attivazioni contrattuali, il 12% in più rispetto al 2021 e tra il 33% e il 48% in più rispetto agli anni pre-pandemia.
I rapporti di lavoro in essere nella PA possono essere ricondotti a due principali macro categorie: quelli caratterizzati da una sostanziale stabilità (personale di ruolo), per i quali nella maggior parte dei casi sono ammesse forme di mobilità da un’amministrazione all’altra, e quelli flessibili, contraddistinti da relazioni lavorative a termine. A questi si aggiungono poi diverse esperienze lavorative che possono essere attivate nel pubblico, come i tirocini e i lavori di pubblica utilità.
Le assunzioni stabili, che comprendono i nuovi ingressi e forme di mobilità da una PA all’altra, hanno raggiunto il picco massimo nel 2021 (16.600), posizionandosi sui livelli del 2008. Riguardano prevalentemente le donne, che costituiscono sempre oltre i due terzi del totale, personale di età compresa tra i 30 e i 54 anni e con un livello di istruzione medio-alto. Nell’ultimo anno, le assunzioni stabili hanno riguardato nel 36% dei casi l’ambito assistenziale, nel 35% l’istruzione (sempre caratterizzata da picchi periodici conseguenti alle procedure di innesto o stabilizzazione di personale a tempo indeterminato a seguito di specifici provvedimenti normativi) e nel 26% la Pubblica Amministrazione centrale e le funzioni locali.
I rapporti di lavoro flessibili hanno raggiunto il picco massimo nel 2022, quando si sono registrate circa 109.000 assunzioni, molte delle quali a valere sulle risorse del PNRR. Anche in questo caso prevalgono le donne e si registra un peso maggiore dei giovani under 30. Coinvolgono principalmente il mondo dell’istruzione (sostituzioni e supplenze), mentre solo una quota marginale interessa gli altri comparti occupazionali.
A crescere negli ultimi anni sono anche le cessazioni, a dimostrazione di una certa vivacità del mercato del lavoro anche nel settore pubblico e conseguenza, da un lato, del processo di ricambio generazionale in atto in molti ambiti della Pubblica Amministrazione e, dall’altro, di alcune criticità che interessano alcuni comparti.
Buona parte delle cessazioni non sono seguite da altre esperienze di lavoro dipendente, rappresentando in molti casi delle fuoriuscite definitive dal mercato del lavoro (ad esempio, i pensionamenti). Negli altri casi si tratta soprattutto di “trasferimenti” all’interno della PA e solo in minima parte di transizioni al settore privato, che interessano soprattutto il comparto sanitario/assistenziale, anche in termini di dimissioni.
“Nonostante la scarsa attrattività di cui il pubblico impiego sembra godere recentemente, i numeri ci dicono che la Pubblica Amministrazione continua a rappresentante un importante settore di inserimento occupazionale, anche per i giovani – commenta Tiziano Barone. È tuttavia vero che per il pubblico permane una certa difficoltà a coprire i fabbisogni, sia per ragioni demografiche, che ci portano da avere sempre meno persone disponibili sul mercato del lavoro.