“Grazie a questa magia che Franco Battiato ci continua a regalare”. C’è tutto nelle parole che Paola Turci ha pronunciato alla fine della sua interpretazione di “Povera Patria”, l’altra sera, in Arena. Commozione, partecipazione, ricordo. Viene veramente da domandarsi se non sia magia assistere ad un concerto come “Invito al Viaggio”.
Un concerto in onore del Maestro, mancato il 18 maggio. Celebrato a 40 anni dall’album “La voce del padrone”, che ha fatto conoscere Franco Battiato al grande pubblico. Un artista eclettico, cantautore, compositore, musicista, regista e pittore. Quattro ore e mezza di live esplosivo, eppure intimo e mistico.
“Ti invito al viaggio, in quel paese che ti somiglia tanto”, cantava: e quale viaggio può rendere onore alla bellezza che Battiato ha portato nel mondo, se non un viaggio animato dalle sue canzoni?
E così, pur essendo in Arena, si viaggia nelle strade deserte di Tozeur, si fa tappa in Sicilia, ma anche nella bassa padana, nelle balere estive, alla ricerca di un centro di gravità permanente, e di segnali di vita, nei cortili e nelle case all’imbrunire, perché siamo delle lucciole che stanno nelle tenebre, desiderosi di trovare l’alba dentro l’imbrunire e di compiere voli imprevedibili ed ascese velocissime, nello spazio tra le nuvole, del resto, si sa, i desideri non invecchiano quasi mai.
Solo alcuni degli artisti che hanno preso parte alla serata e le canzoni che hanno interpretato: Diodato con “E ti vengo a cercare”, Gianni Morandi con “Che cosa resterà di me”, Max Gazzè con “Un’altra vita”, Emma con “L’animale”, Simone Cristicchi con “Lode all’inviolato”, Mahmood con “No time no space”, Carmen Consoli con “Tutto l’universo obbedisce all’amore”, Jovanotti con “L’era del cinghiale bianco”, il pianoforte di Roberto Cacciapaglia con “Oceano di silenzio”, Fiorella Mannoia con “La stagione dell’amore”, i Baustelle con “I treni di tozeur”, Gianna Nannini con “Cuccuruccu” e Vasco Brondi con “Magic Shop”.
Da standing ovation, come prevedibile, è il dono di Alice con la sua interpretazione de “La Cura”.
Momento di grande intensità anche “Nomadi” interpretata sempre da Alice, assieme a Juri Camisasca, autore della canzone e storico amico di Battiato.
Il concerto è stato inframezzato dagli interventi di Umberto Broccoli che, fra le altre cose, ci ha ricordato esempi concreti della capacità di Battiato di anticipare i tempi, riportando il verso “L’ira funesta dei profughi afgani, che dal confine si spostarono nell’Iran”. Pregevole il ricordo a Milva e a Giuni Russo.
Splendida la scelta di concludere proiettando le immagini di Battiato che passeggia alle pendici dell’Etna. Tutti le osservano in rigoroso silenzio. Un silenzio che sa di attesa. Ed eccola, nel finale, che arriva: l’unica voce che manca all’appello. Quella che si desiderava di più sentire, una voce che cambia la prospettiva, che mette in moto riflessioni, che genera frutti di saggezza. Dopo 40 anni da “La voce del padrone”… la voce del maestro. Canta il suo ultimo capolavoro che finisce con queste parole: “Torneremo ancora, Ancora e ancora”. È la verità. Con le tue canzoni tornerai sempre. Grazie, Franco.