Una boccata d’ossigeno per respirare un po’ di lietezza in un mondo afflitto da guerre e distruzioni arriverà con la mostra-mercato di giocattoli d’epoca e automodelli che domenica 6 aprirà gratuitamente al pubblico dalle 10 alle 15 alla Fiera di Verona. Arriveranno collezionisti da tutta Italia con trenini, automobiline, bambole, cavalli a dondolo e tutto il colorato mondo che avvolgeva l’infanzia dei bambini e dei ragazzi del secondo Novecento. Allora il gioco era vero, ed era fatto di legno o metallo, spesso con la carica a molla. Solo verso la fine degli anni Cinquanta iniziarono ad apparire i primi giochi in plastica, con tanto di pile per accendere gli occhi verdi e lampeggianti dei robot. “Da anni non è più così”, dicono gli organizzatori, “perché la moderna tecnologia ha rubato il tempo del gioco ai bambini, costretti a giocare con il telefonino che diventerà lo strumento di lavoro quando saranno diventati grandi”. Motivo in più per riscoprire, magari insieme ai padri o ai nonni, i vecchi giocattoli cari alla memoria, quelli che facevano volare la fantasia e la creatività. Alla mostra-mercato potremo vedere trenini elettrici, automi, robot, modellini, camion, aeroplani, giostre caricate a molla. Insomma ci sarà tutto il campionario che allietava i pomeriggi d’inverno, quando i compiti erano finiti e aspettando la tv dei ragazzi. I giocattoli accompagnano la nostra vita sin dall’antichità, perché, come scriveva Pablo Neruda, “il bambino che non gioca non è un bambino, ma l’adulto che non gioca ha perso per sempre il bambino che ha dentro di sé”, e George Bernard Shaw ripeteva spesso che “l’uomo non smette di giocare perché invecchia, ma invecchia perché smette di giocare”. Forse è anche per questo che nei sepolcri di alcune piramidi egizie sono stati rinvenuti piccoli fantocci di bambini stroncati da malattie in tenera età, identificati poi come i giocattoli preferiti, amici inseparabili anche nel viaggio verso l’Aldilà. Nella tomba di Marco Cornelio Stazio (150 d.C.) c’era una minibiga, mentre le giovani romane di nobile famiglia avevano l’usanza di offrire a Venere le loro bambole di terracotta alla vigilia del matrimonio, in segno propiziatorio. Nell’antica Grecia durante le “Antesterie”, le giornate celebrate in onore di Dioniso e dedicate alla primavera, venivano regalati molti giocattoli ai bambini. E in tempi più moderni anche la politica europea si è avvalsa dei giocattoli. Capitò nel 1938, quando Re Giorgio VI° d’Inghilterra fu protagonista di una visita di Stato a Parigi, con le piccole Elizabeth e Margaret, nell’aria già venti di guerra. L’Eliseo donò alle regali bambine due bambole di nome France e Mariane con un corredo di 360 capi firmati da Cartier, Vuitton, Lanvin e Patou che oggi farebbero impazzire i collezionisti di mezzo mondo ma che restano gelosamente al sicuro della grande sala dei balocchi di Windsor.