E’ in libreria l’ultima fatica di Stefano Lorenzetto Chi non l’ha detto. Dizionario delle citazioni sbagliate (Marsilio, pagine 392. Euro 18). Il libro contiene voci riferite a personaggi di ogni genere: Cicerone, Einstein, Freud, Dante, Woody Allen, Newton, Tibullo, Stalin e molti altri. Con un tono divertito, ma con grande precisione, il giornalista e scrittore veronese ha compiuto un’indagine volta a smascherare, nell’era delle fake news e della post verità, i detti e le frasi che si sono diffusi in modo errato, e che purtroppo si trovano spesso sulla bocca (e sulla penna) dei giornalisti, così come dei politici, che li attribuiscono a chi non li ha mai pronunciati. Ne volete un esempio? Gesù Cristo non disse mai «Lazzaro, alzati e cammina!». Galileo Galilei non esclamò «Eppur si muove!». L’adagio «A pensar male si fa peccato, ma spesso s’indovina» non è di Giulio Andreotti. «L’intendenza seguirà» Napoleone Bonaparte o Charles de Gaulle? Sarà vero l’aforisma di Winston Churchill secondo cui a Londra «un taxi vuoto si è fermato davanti al numero 10 di Downing Street, e ne è sceso Attlee»? No, falso: infatti si trattava di una carrozza e ne discese, a Parigi, Sarah Bernhardt. «Vivi come se tu dovessi morire subito, pensa come se tu non dovessi morire mai» sarà del filosofo Julius Evola o della pornostar Moana Pozzi? Chi ha coniato il parallelo «Simul stabunt simul cadent» e chi lo ha storpiato in «simul cadunt»? Sono passati più di vent’anni da quando Paolo Mieli, per due volte direttore del Corriere della Sera, minacciò: «Una citazione latina sbagliata in un discorso o riportata erroneamente in un articolo dovrà diventare un’onta perenne, un guaio peggiore di un avviso di garanzia». Purtroppo, da allora, poco è cambiato, se non in peggio. Giornalisti e politici continuano ad attribuire pensieri in libertà a personaggi che non si sono mai sognati di esprimerli. Convinto che il “citazionismo” sia la deriva che più ha tolto credibilità alla casta degli scribi cui egli stesso appartiene, Stefano Lorenzetto ha sottoposto ai raggi X detti, non detti e contraddetti, cercando di scoprire, per i più celebri, come e perché si siano diffusi in modo errato. I risultati dell’indagine risultano sconcertanti e al tempo stesso divertenti. La regola «Perinde ac cadaver» non fu dettata dal fondatore dei gesuiti bensì da san Francesco d’Assisi. L’orazione spesso recitata durante i funerali («La morte non è nulla, io sono solamente passato nella stanza accanto») non è di Charles Péguy, ma fu scritta dal canonico della cattedrale di St. Paul per re Edoardo VII, figlio della regina Vittoria. L’esclamazione «Elementare, Watson!» non è mai uscita dalla bocca di Sherlock Holmes né tantomeno dalla penna di Arthur Conan Doyle. A dispetto dell’aneddotica circolante su Mike Bongiorno, la signora Longari ha spiegato all’autore di questo libro che non è mai caduta sull’uccello. Materia sterminata, infingarda, magmatica, cangiante. Forse perché «la vita stessa è una citazione», diceva Jorge Luis Borges (ma l’avrà detto davvero?).