Regalo di nozze, nel 1983, un Breton, Enea. Poi, in quarant’anni di matrimonio con il dottor Riccardo Trespidi -il primo medico a Verona a sostenere già negli anni Ottanta i benefici di un’alimentazione vegetariana- l’avvocato Emanuela Pasetto ha avuto in tutto dieci gatti e sei cani. Oltre a tre figli, tre nipoti e un quarto in arrivo. Oltre a cani e gatti dei figli. Legale “pro bono” di molte associazioni animaliste veronesi, l’avvocato Pasetto il 23 marzo di quest’anno è stata nominata dal Consiglio comunale di Verona primo Garante per la tutela dei diritti degli animali.
Avvocato Pasetto, con l’estate torna il problema dei cani abbandonati o lasciati in macchina sotto il sole.
“Certo, il problema esiste. Però voglio essere obiettiva: non sempre si può configurare un’ipotesi di reato, se un cane muore perché chiuso in auto al sole. Spesso, come succede purtroppo in qualche caso anche per i bimbi, può verificarsi un black out della mente che causa il dramma. Lo scorso anno alle piscine Santini è accaduto proprio questo: la proprietaria non era consapevole di aver lasciato il suo cane in auto e la sua disperazione era vera. Quindi ho consigliato la Lav di non sporgere denuncia: nel codice penale non esiste il reato di animalicidio colposo”.
Ma nei casi in cui il cane viene lasciato volutamente in auto al sole?
“Ho seguito alcuni casi di cani lasciati consapevolmente in auto, morti per il caldo. In questo caso c’è stata immediata denuncia e sentenze penali di condanna: dal 2004 in poi siamo nell’ambito dell’animalicidio, vale a dire l’uccisione volontaria di un animale, operata con azioni o anche con omissioni”.
Cosa rischia chi lascia il cane in auto al sole, causandone la morte?
“Può rischiare fino a due anni di reclusione, in forza dell’articolo 544 bis del codice penale: animalicidio, appunto”.
Trova che Verona sia città all’avanguardia nelle politiche di tutela degli animali?
“Ritengo che Verona sia avanti. C’è molta sensibilità, anche dovuta alla presenza di associazioni animaliste sul territorio, che hanno fatto cultura. Ricordo convegni, manifestazioni, marce. La svolta principale ha una data: il 12 aprile 1990. Prima di allora, al canile di via Campo Marzo venivano uccisi 1800 cani all’anno, tutti i randagi catturati in città e provincia, che non fossero reclamati entro tre giorni. Ci fu un’occupazione non violenta del canile e la protesta ebbe rilevanza nazionale. Così si riuscì ad arrivare alla firma di un protocollo con l’Ulss, che si impegnava a non sopprimere gli animali. Verona è stata la prima città in Italia a farlo, un anno prima della legge 281/91 che ha vietato la soppressione dei cani vaganti”.
Il ruolo delle associazioni animaliste è stato fondamentale.
“Si. Da allora a Verona si è andati sempre in meglio, grazie all’interazione continua fra le associazioni e le diverse amministrazioni comunali. Si è creata una sinergia positiva: siamo alleati, non avversari. E comunque non va dimenticato che, per legge, il sindaco è responsabile della tutela degli animali sul territorio”.
Sempre in tema di tutela degli animali, su quale altro fronte Verona è avanti?
“Sicuramente nella tutela delle colonie feline. Tutela prevista dalla legge 281 del ‘91, che ha sancito il diritto dei gatti a vivere pacificamente in libertà, in divieto di cattura. Io stessa nel 1990, per conto dell’Enpa, ho impugnato un’ordinanza del sindaco di Caprino che disponeva la cattura di gatti vaganti, “colpevoli” di sporcare la sabbia dell’asilo. Il provvedimento era illegittimo e il Tar mi ha dato ragione, anticipando di un anno la legge”.
Da qualche mese è stata nominata Garante per la tutela degli animali. Quali sono i suoi compiti?
“Ricevere segnalazioni da parte di chiunque venga a conoscenza di comportamenti lesivi dei diritti degli animali e denunciarli all’autorità giudiziaria qualora si configurino come reati.
E i suoi progetti?
“Stiamo già lavorando con il consigliere comunale Giuseppe Rea, delegato alla tutela degli animali, per consentire agli anziani di una casa di riposo di vivere accanto ai loro animali, che potrebbero venire ospitati in un edificio adiacente alla struttura. Sarebbe un grande risultato, e non solo per gli animali. La dirigenza della Rsa mostra grande apertura, per cui stiamo procedendo spediti per dare realizzazione all’idea. Così come abbiamo avviato i primi passi per consentire ai senza tetto di poter accedere alle strutture di ricovero notturne insieme ai loro animali. Speriamo di riuscire a concretizzare il progetto prima dell’inverno, perché molti senza tetto, pur di non separarsi dal loro animale, rischiano di morire di freddo”.
Le sue battaglie professionali per la tutela degli animali durano da molti decenni. Gli ultimi casi che sta seguendo?
“Da gennaio di quest’anno, quello di un’anatra investita volontariamente, il sequestro preventivo di quattro cani e una tartaruga, il caso del cane morto impiccato. Lavoro molto come legale della Lav, che avendo aperto, primi in Italia, lo Sportello maltrattamento, riceve la segnalazione di molte situazioni. Per fortuna solo una parte finisce in Procura: spesso è sufficiente parlare con il proprietario. Purtroppo, nel 90 per cento dei casi, chi maltratta un animale è proprio il suo proprietario. Per questo per un’associazione la presenza di un avvocato è molto importante”.
Fra i casi che ha seguito in Tribunale, qual è la vittoria che le ha dato più soddisfazione?
“Il riconoscimento della Corte d’Appello di Trento del danno morale a una famiglia, padre, madre e figlio di 7 anni, il cui amatissimo bassotto, membro a tutti gli effetti della famiglia, era stato sbranato da un cane di grossa taglia. L’assicurazione aveva riconosciuto il danno patrimoniale, rimborsando tutti i costi sostenuti, ma non il danno morale, che invece era quello più rilevante. Ho fatto la causa e l’ho vinta: sono stati riconosciuti 3 mila euro per ciascun genitore e 2 mila per il bambino. Il giudice ha riconosciuto che il rapporto che lega l’umano al suo pet ha copertura costituzionale, perché rientra nelle attività realizzatrici della persona, tutelate dall’articolo 2 della Costituzione”.
Avvocato Pasetto, oggi con quanti animali vive?
“Tre cani: Bryan adottato a 5 anni da un canile lager, Angelina meticcia segugia che era randagia in Romania e Sally, sequestrata per maltrattamento a un allevamento di Isola della Scala. E poi vive con noi Beduzzo, che vuol dire carino in siciliano, un gatto rosso di 17 anni. Lui ha una storia pazzesca! Eravamo in vacanza a Torri del Benaco: io, mio marito, i tre figli, tre cani e sei gatti. Mi suonò il campanello una signora francese, che aveva trovato un gattino appena nato nella spazzatura: “ho visto che siete amanti degli animali, potete fare qualcosa per lui? Io domani devo partire”. Potevo dire di no? Pesava 50 grammi. Passai le vacanze a dargli sette poppate al giorno”.
Anche i suoi tre figli hanno animali…
“Hanno seguito la strada! Tutti hanno raccolto animali abbandonati o maltrattati. Carlotta e Tommaso hanno tre gatti ciascuno, Alessandro ha un gatto che ho trovato io nel motore di un’auto e una bassottina, sequestrata per maltrattamenti”.
Qual è la scelta che le ha cambiato di più la vita?
“Sicuramente la scelta di diventare un’animalista militante, usando la mia professione per aiutare la causa degli animali. Ma anche la scelta etica di decidere che non volevo più partecipare alla loro sofferenza, evitando di mangiarli. Per una carnivora come me…”.
Rossella Lazzarini