Parlare di cavalli a Verona viene naturale. La storia della città ne è imbevuta e, da 125 anni, la fiera testimonia il fascino di questa creatura. È per questo motivo che proprio da qui, in occasione di Fieracavalli, quattro anni fa è partita la sfida di Final Furlong, la rete di imprese che ha come obiettivo principale la reinterpretazione in chiave contemporanea della relazione uomo-cavallo.
“Dopo un primo quadriennio di serrata attività e di eventi di successo – spiega il presidente e cofondatore di Final Furlong Maurizio Rosellini – la rete sta consolidando i rapporti, sia con le istituzioni sia con gli operatori privati. Presenti in molte regioni, vediamo nel cavallo una concreta risorsa valoriale ed economica per Verona e per tutto l’indotto economico del suo territorio. “Final Furlong – prosegue – è un consolidatore verticale di business, eccellenze e competenze ippico-equestri. È costituito come rete di imprese, cui si deve la realizzazione del primo progetto italiano di piattaforma integrata di relazioni, ricerca e analisi del settore con la mission di fare impresa diretta e indiretta nello sviluppo economico, turistico, sociale e di welfare dei territori”.
“Il nostro obiettivo – dichiara Gianni Perbellini, ideatore e socio fondatore della rete di imprese -, è portare contenuti professionali e costruttivi, sviluppare opportunità, divulgare competenze e formare nuove generazioni di operatori professionali. In altre parole, creare valore per tutti gli operatori di settore. Dispiace, pertanto, che il percorso di collaborazione avviato nel 2019 con Veronafiere e ampliatosi nelle ultime edizioni di Fieracavalli, si sia incomprensibilmente raffreddato, non consentendo oggi di dare spazio a nuove iniziative imprenditoriali pensate per il comparto dell’equiturismo e della mobilità sostenibile. In questo modo, Verona e il suo indotto rischiano di perdere un focus importante per quanto concerne un settore, qual è quello del turismo con il cavallo, il cui giro di affari in Europa vale, secondo una stima di Horsetouring e Ciset, circa 10 miliardi di euro”.
“L’attuale contesto storico – aggiunge il presidente Maurizio Rosellini – vede nel turismo esperienziale sostenibile, come quello a cavallo, un potente driver di sviluppo economico dei territori e delle comunità rurali. Si pensi alla sua valenza sociale, culturale, di valorizzazione delle tradizioni e delle bellezze paesaggistiche non battute dai classici flussi turistici. Si tratta, oltretutto, di un turismo destagionalizzato che consentirebbe ai territori di avere buoni introiti anche in periodi dell’anno non votati al turismo di massa, contribuendo a evitare lo spopolamento dei borghi e creando posti di lavoro stabili. Il settore, pur sostenuto da una robusta domanda, soprattutto straniera, manca di visione di filiera e, salvo rarissimi casi, di offerta professionale. Quelle che, grazie alle competenze diversificate dei nostri retisti, siamo in grado di sviluppare”.“Verona ha per noi la precedenza, ma il tempo stringe e la risposta da parte dei vertici di Veronafiere si fa attendere”, conclude il presidente di Final Furlong.
Maria Marcellina Altieri