Non ha fatto in tempo a disfare le valigie, Eusebio Di Francesco. Tre partite, zero punti ed è già l’ex allenatore del Verona. Il comunicato della società arriva a metà mattina, stringato, come sempre in questi casi. “L’Hellas ringrazia Eusebio Di Francesco e il suo staff, eccetera eccetera…”.
Non ha fatto in tempo a capire dov’era capitato, Eusebio Di Francesco. Stretto, come dev’essere stato, tra i suoi dubbi, le sue incertezze (tre esoneri alle spalle, prima di questo), e una sola “tremenda” certezza. Essere all’altezza di Ivan Juric.
Forse l’errore è stato proprio questo, e se c’è stato, non è soltanto suo. DiFra avrebbe dovuto cambiare, svoltare, chiudere con i ricordi di Juric e “inventarsi” un nuovo Verona. Anche perchè, nel frattempo, non è che la squadra sia diventata più forte. Certo, Simeone è un buon acquisto, ma Zaccagni è una grave perdita.
DiFra ha cercato se stesso, ripercorrendo la strada di Juric, ma il confronto è stato impietoso. Non c’era più il Verona di Juric, non s’è mai visto quello targato-Juric. Sprazzi, tentativi di attraversare il guado, ma poi l’Hellas restava a mezza via. Lo ha fatto col Sassuolo, lo ha fatto con l’Inter, non l’h fatto per niente a Bologna, capolinea di un’avventura mai davvero iniziata.
E così, Eusebio Di Francesco fissa pure un altro record poco invidiabile. A memoria, non si ricorda un esonero così veloce, forse pure troppo.
Ma Setti, evidentemente, non vuole perdere tempo. Ha paura di una stagione in salita, forse altri segnali gli han dato la spinta per imboccare un’altra strada. E così, ecco la scelta di Igor Tudor, croato come Juric, l’anno scorso nello staff di Pirlo alla Juve, di cui è stato ruvido difensore. Tudor era già stato avvicinato all’Hellas, è un vecchio pallino di Setti e D’Amico. Non ha, va detto, un grande curriculum, anche se ha salvato un paio di volte l’Udinese. Non passa per essere un tecnico “spettacolare”, di sicuro è pragmatico quanto basta per risollevare una squadra che ha tutto il tempo di risalire la china.
Oltre a Tudor, i due in pole position erano Rolando Maran e Beppe Iachini. Maran era in tribuna a Bologna (un caso?). Due navigatori esperti della serie A, molto legati a Verona, sia pure per motivi diversi. Abituati, comunque, a navigare in mari tempestosi. Poi, ecco la scelta di Tudor.
Tocca a lui prendere le redini dell’Hellas per iniziare (finalmente) il campionato. Lo aspetta un certo Mourinho. Non proprio il massimo per farsi coraggio.
Igor il duro, una carriera in altalena
Una storia in altalena, quella di Igor Tudor allenatore. Con successi ed esoneri, salvezze e dimissioni, scelte a volte discutibili e discusse. E un carattere piuttosto “forte”, come dimostrò l’anno scorso, alla Juve.
GLI INIZI. Nell’agosto 2009, con l’arrivo di Edy Reja sulla panchina dell’Hajduk Spalato, Tudor ne diventa assistente; questa prima parentesi all’interno dello staff del club si chiude nel febbraio 2010, con la rescissione del contratto del tecnico friulano. Una seconda parentesi inizia nel dicembre 2011, quando il direttore sportivo Sergije Krešić gli affida la guida della formazione Under-17.
IN NAZIONALE. Nel luglio 2012 diventa vice del commissario tecnico della nazionale croata, Igor Štimac, incarico che mantiene fino all’anno seguente.
Nell’aprile 2013 viene nominato allenatore della prima squadra dell’Hajduk, subentrando all’esonerato Mišo Krstičević di cui lo stesso Tudor era stato anche vice:appena tre settimane dopo vince la Coppa di Croazia, suo primo trofeo da allenatore. Si dimette nel febbraio 2015. Nel giugno dello stesso anno si siede sulla panchina della squadra ellenica del PAOK, dove rimane fino al marzo 2016 quando viene sollevato dall’incarico, a causa dei risultati negativi e dei suoi commenti sprezzanti riguardo alla qualità della rosa.
IN TURCHIA. Nel giugno 2016 viene chiamato alla guida del Karabükspor, club turco neopromosso in Süper Lig. Si dimette a stagione in corso, nel febbraio 2017, per accettare l’offerta del più blasonato Galatasaray, con cui chiude il campionato al quarto posto. Rimane al club fino al dicembre 2017, quando viene esonerato a causa di risultati ritenuti insoddisfacenti, pur con la squadra al secondo posto in classifica.
ECCO L’UDINESE. Nell’aprile 2018 è ingaggiato dall’Udinese, in sostituzione dell’esonerato Massimo Oddo, traghettando la formazione italiana alla salvezza in Serie A. Nonostante ciò, non viene confermato sulla panchina dei friulani per la stagione successiva; tuttavia nel marzo 2019 viene richiamato a Udine per subentrare all’esonerato Davide Nicola,[25] guidando per la seconda volta la squadra bianconera alla salvezza. Stavolta confermato per la stagione successiva, un negativo avvio di campionato porta l’Udinese a esonerarlo nel novembre 2019.
Il mese seguente torna alla guida dell’Hajduk, terminando il campionato croato 2019-2020 al quinto posto. Nell’agosto 2020 rescinde il suo contratto con il club spalatino per fare ritorno dopo tredici anni alla Juventus, assumendo il ruolo di vice del tecnico Pirlo.
E al termine della stagione ebbe uno sfogo proprio contro l’allenatore bianconero. “Alla Juventus mi ha chiamato Pirlo, c’era una lista con cinque nomi compilata dalla Juve e Paratici ha lasciato la scelta ad Andrea. Lui ha scelto me, ma essendo molto amico di Baronio ha preso anche lui e un altro analista, mettendoci tutti sullo stesso livello. Ho accettato perché era la Juve, ma ho deciso che non sarò mai più l’assistente di nessuno”.
In bocca al lupo.
PARLIAMONE: Non è troppo affrettata?
Una sola domanda, in realtà: non è troppo affrettata, la scelta di Setti? Perchè se esoneri un allenatore dopo 3 partite, vuol dire che hai sbagliato tutto. E se è giusto ammettere gli errori (il cambio è un’ammissione esplicita), è anche giusto dire che Eusebio Di Francesco non ha avuto neppure il tempo di provarci. Così come è giusto dire che la rosa di quest’anno non è superiore a quella di un anno fa. Detto questo, sia chiaro, meglio voltare pagina in fretta. Tre partite sono niente, nell’economia della stagione. C’è tutto il tempo di risalire. Cominciamo contro lo Special One?