I segnali di una ripresa degli infortuni sul lavoro, dopo un anno caratterizzato da assoluta incertezza economica e lavorativa a causa della pandemia, erano già stati rilevati nell’ultimo bollettino trimestrale dell’Inail: “Con lo scorso mese di marzo sembra delinearsi, però, un’inversione di tendenza del trend, che andrà comunque monitorato e verificato nei prossimi mesi”, aveva scritto Inail in un recente rapporto. La previsione appare confermata dalla drammatica sequenza di morti sul lavoro che ha scosso il Paese negli ultimi giorni e che ci interroga: dal caso di Montebelluna dove un operaio di 23 anni è stato investito da un’impalcatura, morendo sul colpo, a quello della giovane operaia tessile Luana D’Orazio, 22 anni, mamma di un bambino di 5 anni, finita dentro l’ingranaggio di un orditoio a Prato, a quello dell’operaio 49enne di Busto Arstizio, padre di due bimbe di sette e otto anni, schiacciato dal tornio meccanico di un’azienda di lavorazione di materie plastiche.
“E’ forse questo il ritorno alla normalità a cui dovremmo tornare ad abituarci?” si chiede il segretario del Pd Maurizio Facincani. “No, non è questa la ripresa che vogliamo. Come Pd abbiamo già detto che va resa operativa e convocata al più presto la Commissione sulla sicurezza sul lavoro istituita al Senato; che va data piena attuazione al piano strategico nazionale sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Abbiamo sottolineato che combattere contro il lavoro nero e a favore della sicurezza nei luoghi di lavoro è una delle condizionalità del Recovery Plan. Ma non basta”, è la conclusione del segretario del Partito Democratico.