Trinity College, dov’è custodito un tesoro A Dublino è conservato il Book Of Kells, uno dei massimi capolavori dell’arte medievale

All’interno della splendida biblioteca del Trinity College di Dublino è conservato uno dei più importanti tesori d’Irlanda, e in effetti uno dei massimi capolavori dell’arte medievale. Il Book of Kells, così chiamato per la sua provenienza, essendo stato conservato e rinvenuto presso l’Abbazia di Kells, è un manoscritto finemente e riccamente miniato, contenente i quattro Vangeli canonici.
Il manoscritto, gergalmente definito la Cappella Sistina d’Irlanda, risale all’VIII secolo, e non è chiaro come sia sopravvissuto alle movimentate vicende che hanno interessato il territorio dell’isola nel corso dei secoli: è il caso delle invasioni vichinghe e anglo-normanne, che hanno spesso messo a ferro e fuoco abbazie e monasteri, comportando la perdita assai verosimile di importanti patrimoni librari.
Il Book of Kells presenta, appunto, i Vangeli, sebbene con alcune varianti rispetto alle versioni oggi accettate. La sua ricchezza è però misurabile su altre basi, tra le quali il pregio delle immagini che lo decorano – tra le quali diversi disegni di animali e raffigurazioni di Cristo in trono. Il libro è testimonianza dell’intensa attività di trasmissione favorita dall’attività dei monaci medievali, della quale è presente una rappresentazione per il grande pubblico nel Nome della rosa di Umberto Eco, ove le vicende si svolgono in un’abbazia dell’ordine benedettino, l’ordine che più di tutti si fece custode di preservare la sapienza cristiana per mezzo di un’instancabile opera di traduzione e copiatura di ogni libro che pervenisse nelle mani dei frati.
Il Book of Kells si inserisce in questo contesto, testimoniando anche il valore, oggi perduto, che veniva assegnato all’oggetto libro prima dell’invenzione della stampa. La stampa, in effetti, una volta diffusasi, in concomitanza con la disponibilità di materiali più economici e reperibili come la carta, ha permesso la diffusione di testi, quella diffusione che oggigiorno viene data per scontata: è sufficiente entrare in una qualsiasi libreria per trovarsi di fronte a centinaia di libri, e a varie edizioni dello stesso libro. In età medievale, tuttavia, il libro era considerato un oggetto di gran lusso, molto costoso e, per questo, prerogativa di coloro che potevano permettersi di pagare cifre che oggi ci paiono decisamente sproporzionate.
La ragione è chiara, e il Book of Kells ne è testimonianza: la produzione di un libro richiedeva un lavoro lungo e meticoloso, non solo per l’evidente impegno di tempo nel copiare a mano, per giunta con penna e calamaio, un’opera estesa e integrale, ma anche perché i materiali stessi erano pregiati.
Alla produzione della pergamena si doveva aggiungere, infatti, la produzione degli inchiostri, talora portata avanti dallo stesso monaco che vi lavorava, e, soprattutto nel caso di pigmenti colorati, essa richiedeva l’uso di materie rare e ricercate, che contribuivano ad accrescere il valore anche materiale di un libro che diveniva, contrariamente all’uso contemporaneo, un pezzo unico.

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