La buona notizia è che su 58.558 test sierologici a cui sono stati sottoposti in Veneto insegnanti e personale scolastico, solo 1.120 hanno dato esito positivo e tra questi, lo hanno certificato i tamponi, solo 3 attualmente hanno il Covid. In buona sostanza, quasi nessuno tra professori e bidelli ha il virus. La cattiva notizia notizia è che l’avvio dei corsi di recupero ha già fatto scattare diverse quarantene in giro per l’Italia, e inevitabilmente il Corona entrerà anche nelle nostre classi. La situazione è ancora parecchio incerta e il viceministro alla Salute, Pierpaolo Sileri, è tornato a parlare di possibili deroghe alla ripartenza: “Potrebbero essere concesse laddove il sistema non è pronto”, ha detto. “Nelle scuole è stato fatto quello che doveva essere fatto, dalle mascherine, ai banchi, alle linee-guida. Ma quando si parla di sistema si intende anche ciò che è fuori, ad esempio i trasporti, i tamponi, il servizio di screening. Dove il sistema non è prontissimo è meglio aspettare quattro o cinque giorni per partire in totale sicurezza”. Sileri ha anche aperto alla possibilità di accorciare la quarantena da 14 a 7 giorni, come è avvenuto in Francia. Il governatore del Veneto Luca Zaia, sull’avvio dell’anno scolastico, è stato perentorio: “ll 14 settembre riapriremo la scuola. Punto. Non abbiamo mai pensato a uno slittamento perché le famiglie hanno diritto di programmare la loro vita e quella dei figli. Sarà la vera sfida. Andiamo nella direzione della responsabilità, della preoccupazione, sempre attenti a non abbassare la guardia. La competenza non è regionale”, ha tenuto a sottolineare, “ma abbiamo gestito parte dei test agli insegnanti nel momento in cui i medici di basse non hanno voluto farli ai loro docenti mutuati. Andiamo avanti rispettando le regole e pronti a isolare eventuali focolai. Siamo tutti esposti al virus: lo sono i docenti, i lavoratori nelle fabbriche, nei cantieri navali, i medici negli ospedali. Non c’è qualcuno che si può permettere di dire ‘io no e gli altri sì’”. Intanto Antonello Giannelli, a capo dell’associazione nazionale presidi, punta di nuovo il dito contro l’organizzazione della ripartenza: “Ci sono istituti pronti a ripartire dallo scorso maggio, e altri che ancora non lo sono perché non hanno i banchi. La data del 14 vale per la maggior parte dei plessi”. “E’ una data simbolica”, gli fa eco Mario Rusconi, presidente dei presidi del Lazio. “Quello che sta sfuggendo in questo dibattito è che la scuola è sempre entrata a pieno regime a metà ottobre. E questo senza il Covid, ma ora l’argomento è strumentalizzato da entrambe le parti”. In 7 regioni la campanella d’inizio non suonerà lunedì prossimo. “La competenza della riapertura è dei singoli governatori”, spiega Rusconi. “Le scuole da sole possono posticipare la data solo a fronte di una delibera del consiglio di istituto che prenda in considerazione motivazioni valide. La mancanza di organico non lo è. E nemmeno quella di banchi monoposto perché il comitato tecnico-scientifico ha fornito come alternativa quella di indossare le mascherine”. Intanto i medici continuano a raccomandare la vaccinazione antinfluenzale.