Sono 280 pagine e contengono non solo ricerche e studi sul Forte Rivoli, ma anche qualche proposta per il futuro, accompagnate da centinaia di illustrazioni inedite. E’ il nuovo volume della collana «Storia e storie di Rivoli Veronese», l’iniziativa editoriale voluta e promossa dal comitato culturale Rivoli ’97 e dal Comune. Il progetto, curato dal giornalista rivolese Gino Banterla e dall’architetto Lino Vittorio Bozzetto, esperto in fortificazioni, con contributi di Alfonso Magro e Umberto Pelosio, è stato presentato a Rivoli. Con gli autori, alla presentazione, sono intervenuti anche Franco Malaguti, il presidente del comitato «Rivoli ’97», Ulderico Ragno, e il sindaco di Rivoli, Armando Luchesa. Da tempo Banterla ha un sogno: riprendere in mano il Forte per farne un polo culturale. Oggi è il “bene culturale” più importante del paese. Di più, come scrive Banterla, ne costituisce l’identità, assieme allo straordinario paesaggio che comprende la Chiusa – fortunatamente intatta grazie a un vecchio decreto ministeriale di tutela del 1953 e quel che rimane dell’anfiteatro morenico. Il libro accompagna il lettore in uno straordinario viaggio nel tempo, segnato dall’intreccio tra storia e geografia. Rivoli, situato allo sbocco di quello che Eugenio Turri definiva “il grande canyon d’Italia”, linea di collegamento tra mondo germanico e mondo latino, è stato teatro di memorabili fatti storici proprio in virtù della sua posizione geografica. E il forte, assieme alle altre fortificazioni della Valdadige che formavano il sistema difensivo prima austriaco, poi italiano, non è che il punto di arrivo di un percorso di vicende militari succedutesi lungo due millenni. Ora, mentre il territorio “rischia di cedere nuovamente all’assalto di speculatori senza scrupoli”, dice Banterla, “dobbiamo batterci per sottrarlo a un destino sbagliato”: Ecco allora l’obbligo morale: trasformare l’arsenale in una cittadella della cultura.
U. C.