Sono arrivati gli annunciati aumenti in bolletta relativi al gas metano e all’energia elettrica. Sia per le imprese che per i privati è e sarà un bagno di sangue. Che scelte fare, quindi, e che soluzioni adottare?
Innanzitutto, sono necessari interventi immediati che possano calmierare i costi energetici sia per le filiere produttive e dei servizi che per i cittadini.
Inoltre, ci sono le risorse del Pnrr che dovranno essere utilizzate per affrontare un futuro che rischia altrimenti di diventare un lungo incubo.
Le misure varate dal governo contro il caro bollette ammontano complessivamente a 5,5 miliardi (3,8 miliardi a cui si aggiungono 1,7 del decreto del 21 gennaio) sono di aiuto ma abbatteranno solo in minima parte i rincari (come stimato dalla CIGA di Mestre).
A Verona e Vicenza è appena iniziato il dibattito su come AGSM-AIM possa intervenire per aiutare imprese e cittadinanza. Nel frattempo, tuttavia, i membri del CdA si sono aumentati (o meglio raddoppiati) i loro emolumenti. E questa è una nota davvero stonata a fronte dell’attuale crisi che sta colpendo pesantemente ed indiscriminatamente l’economia e la società.
C’è anche attesa verso l’Unione Europea e le proposte che elaborerà per limitare i danni di questa situazione potenzialmente esplosiva.
Le energie rinnovabili in Italia pesano per il 16%, pertanto il nostro Paese così come gran parte dell’Europa dipendono ancora dal petrolio e dal gas soprattutto russo.
La risposta c’è e si chiama energia solare e eolica, che sono ormai tecnologie mature e disponibili.
Nessuna importazione, nessun costo della materia prima e nessuna emissione in atmosfera e quindi migliora la carbon footprint.
Il problema è che la transizione energetica va ancora troppo lenta.
Il prezzo del gas che importiamo per circa il 40% è schizzato alle stelle: fino a qualche mese fa con 12 euro si poteva fare il pieno di una macchina alimentata a metano; ma solo in una notte, il prezzo è raddoppiato a 24 euro.
Il metano contribuisce inoltre a peggiorare drammaticamente la crisi climatica, come evidenziato dalla COP 26 di Glasgow. Per mettere in campo in Italia un piano industriale per lo sviluppo del nucleare servirebbero investimenti per almeno 100 miliardi di euro ed almeno 20 anni per sua realizzazione.