Transizione ecologica, un fattore-chiave – di Giorgio Pasetto E’ uno dei grandi temi, che sarà importante anche per l’elezione del nuovo sindaco

Come ci alimentiamo, come ci muoviamo, come ci vestiamo, come ci scaldiamo e molti altri innumerevoli comportamenti, determinano la nostra carbon footprint.
La carbon footprint (letteralmente, “impronta di carbonio”) è il parametro che, meglio di qualunque altra variabile, permette di determinare gli impatti ambientali che le attività di origine antropica hanno sui cambiamenti climatici e, quindi, sul surriscaldamento del pianeta.
Il dato permette di stimare le emissioni in atmosfera di gas serra causate da un prodotto, da un servizio, da un’organizzazione, da un evento o da un individuo, espresse generalmente in tonnellate di CO2 (anidride carbonica).
Nella sfida verso la sostenibilità ambientale esiste perciò questa nuova variabile, che sarà determinante per l’intero ecosistema ambientale: l’impronta di carbonio.
Ne sentiremo parlare sempre di più e dovremo abituarci ad inserirla nella nostra quotidianità.
E’ stato il Protocollo di Kyoto (il trattato internazionale in materia ambientale) a stabilire quali gas serra debbano essere presi in considerazione nel calcolo dell’impronta:
– anidride carbonica (CO2)
– metano (CH4)
– ossido nitroso (N2O)
– idrofluorocarburi (HFC)
– perfluorocarburi (PFC)
– esafloruro di zolfo (SF6)

La carbon footprint è quindi oggi un parametro di grande importanza ed utilità anche per le pubbliche amministrazioni. Già nella prossima campagna elettore per il comune di Verona, il tema della transizione ecologica sarà un tema determinante per la vittoria di uno dei candidati a sindaco. Vincerà chi riuscirà a convincere di più, anche su questo tema innovativo.
L’impronta di carbonio da una parte ci consente di valutare e quantificare gli impatti emissivi, rapportandoli al cambiamento climatico, dall’altro ci aiuta a monitorare l’efficienza energetica di svariati sistemi.
L’impronta di carbonio oggi rappresenta il 50% di tutta l’impronta ecologica, conoscerne l’entità è importante anche in termini di pianificazione urbanistica, poiché fornisce un’idea degli effetti negativi sul pianeta terra delle emissioni dei gas serra.

La diminuzione di questi gas è diventata una necessità essenziale per garantire la sopravvivenza futura della specie homo sapiens.
Un dato ormai fondamentale per definire le strategie future di business è che in quest’ottica, saranno sempre più premiati, in qualche modo, coloro che avranno basse emissioni.
La carbon footprint oltre che aiutare il pianeta, può già oggi, diventare una opportunità per valorizzare le proprie attività aziendali e promuovere le proprie politiche di responsabilità sociale ed ambientale.
Le aziende, oltre a condurre l’analisi e la contabilizzazione delle emissioni di CO2, si dovranno impegnare a definire un sistema di carbon management finalizzato all’identificazione e realizzazione di quegli interventi di riduzione delle emissioni.
Le misure di riduzione possono essere realizzate attraverso varie attività, che mirano tutte insieme a compensare le emissioni con misure equivalenti, volte a ridurre con azioni specifiche orientate all’efficientamento complessivo (es. piantumazione di alberi, produzione di energia rinnovabile, riduzione del consumo di acqua, etc.).
Secondo il ministero italiano dell’Ambiente, l’esperienza degli ultimi anni suggerisce che il livello di qualità e sostenibilità delle imprese è percepito dai consumatori come un fatto che potrebbe orientare i consumatori nelle loro scelte.