Traforo, ecco perché diciamo No Giulio Saturni, urbanista della maggiornaza di Palazzo Barbieri spiega i problemi della galleria sotto le Torricelle. Il Pnrr? Non si può usare. E propone una serie di interventi sulle strade a sud della città, per il trasporto pubblico e la mobilità sostenibile

Perché no al Traforo delle Torricelle. Più strade a sud e trasporto pubblico

Giulio Saturni, urbanista: “Costi troppo alti e necessità di pedaggio lo scoraggiano. E poi porterebbe traffico nei quartieri”. “Insistere su mobilità sostenibile e strade di gronda”

L’appello di una ventina di sindaci della provincia a favore di un progetto per realizzare il Traforo al fine di collegare in modo rapido l’est e l’ovest della città rilancia il tema di completare l’anello stradale attorno alla città. Un’opera che però la maggioranza che governa Verona ha accantonato innanzi tutto per una impossibile sostenibilità economica. Anche l’ipotesi di ricorrere al Pnrr è molto labile, perché il Pnrr non prevede nuove strade ma finanziamenti per la sola manutenzione. E allora cosa fare? Ospitiamo l’intervento di Giulio Saturni, urbanista, dell’area della maggioranza del sindaco Tommasi: perché il Traforo non si può fare e quali opere servono invece alla città per alleggerire il traffico.
“Il dibattito sul traforo di Verona è un tema che divide da decenni la città e la provincia. Da una parte, c’è chi sostiene che il traforo sia la soluzione definitiva al problema del traffico, dall’altra c’è chi ritiene che sia un’opera inutile e costosa, che non risolverebbe il problema alla radice. Al fine di fare chiarezza su tale opera, è bene considerare che il progetto così come prospettato dall’ultima amministrazione Sboarina ha un costo ben superiore ai 150 milioni di euro preventivato. Il casello di Castelnuovo è un esempio lampante di come i costi delle opere infrastrutturali siano lievitati, da un preventivo di 23 milioni si è passati ad oggi a ben 87 milioni). Il cofinanziamento di A4 (54 milioni) risulterebbe sempre più marginale per coprire la maggior parte dei costi dell’opera”.
“L’obbligo del pedaggio per rientrare dall’investimento è un altro limite del progetto. Il pedaggio infatti renderebbe l’opera ancora più costosa per i cittadini e le imprese e ne scoraggerebbe l’utilizzo”.
“Il traforo poi”, prosegue Saturni, “non risolve il problema del traffico ma semplicemente lo sposterebbe su altre arterie come Via Fincato e Via Mameli”.
“Penso pertanto che il progetto del traforo di Verona così come prospettato presenti una serie di limiti che lo rende una soluzione non sostenibile né efficace per risolvere il problema del traffico cittadino, così come del resto già evidenziato anche dal Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS) licenziato dalla passata amministrazione e confermato da quella attuale”.
“Credo pertanto che il dibattito sul traforo di Verona debba essere affrontato in un’ottica diversa, seguendo ciò che stanno sperimentando in tutte le città europee le quali stanno puntando a soluzioni alternative all’uso dell’auto, come il trasporto pubblico di massa, le piste ciclabili e i parcheggi scambiatori”.

“Il Pnrr finanzia mobilità sostenibile”

Difficile che possa essere utilizzato per nuove arterie stradali. Avanti con filobus e parcheggi

“Queste soluzioni sono più sostenibili e possono contribuire a ridurre l’inquinamento atmosferico e acustico, a migliorare la qualità della vita dei cittadini e a rendere le città più vivibili”.
Saturni prosegue: “Teniamo poi presente che i piani e programmi europei e nazionali, come il PNRR, puntano decisamente a finanziare opere di mobilità sostenibile, piuttosto che nuove arterie stradali.
Questo perché la mobilità sostenibile è considerata una priorità per la transizione ecologica e per il miglioramento della qualità della vita nelle città”.
“Verona deve recuperare velocemente il gap ventennale che ha maturato nel campo della mobilità sostenibile. La città deve accelerare i lavori sulle opere già finanziate e al tempo stesso costruire le condizioni per progettare nuove opere anche attraverso una maggior collaborazione con le altre città Venete, la Provincia e la Regione”.
“Ecco alcune proposte concrete che potrebbero essere messe in atto per risolvere il traffico cittadino.
• Completamento del filobus e dei parcheggi scambiatoti per incentivare l’utilizzo del trasporto pubblico supportato dal ribaltamento del casello di Verona sud (fondamentale per il funzionamento del parcheggio scambiatore della Genovesa);
• Realizzazione di un sistema di trasporto pubblico di massa efficiente, che colleghi Verona sud-Fiera-centro storico-Ospedale, recuperando il progetto di Metro-tramvia
del 1992 così come prospettato anche dal Piano di Assetto del Territorio (PAT);
• realizzazione del sistema ferrovia metropolitano integrato con il trasporto provinciale su gomma e prevedendo come hub metropolitano la stazione di Porta Vescovo;
• realizzazione del nuovo collegamento ferroviario con l’aeroporto;
• Un piano parcheggi che progressivamente tolga le auto dalle strade per fare spazio a pedoni e ciclabili.
Per quanto riguarda il traffico provinciale le opere necessarie dovrebbero andare a completare e migliorare quelle esistenti, tra cui:
• completamento della strada di gronda ovest in direzione Valpolicella – ospedale di Negrar
• completamento della SR 434 fino a Basso acquar
• rifacimento casello Verona est con eliminazione della rotonda di San Martino con nuovo cavalcavia
• realizzazione della terza corsia della tangenziale sud tra san Giovanni Lupatoto e l’uscita di Alpo
• ribaltamento del Casello di Verona sud Completamento della SS 12
Queste misure, insieme a una maggiore sensibilizzazione dei cittadini sull’importanza della mobilità sostenibile, potrebbero contribuire a risolvere il problema del traffico a Verona in modo definitivo e a proiettare Verona verso una città più europea, verde e sostenibile”.
Giulio Saturni
Urbanista