La domanda nasce spontanea, direbbe l’immarcescibile Antonio Lubrano, giornalista campano per decenni protagonista del piccolo schermo: a cosa servono il blocco degli euro 3 diesel (dall’anno prossimo anche degli euro 4), i “mobility day”, le giornate ecologiche e quant’altro, se poi la qualità dell’aria rimane sempre la stessa? Il messaggio lanciato da tutte queste iniziative è positivo, d’accordo, ma i risultati? Ce lo chiediamo, e questo giornale è sensibile alle tematiche ambientali, sulla scorta dell’indagine di Legambiente e Ambiente Italia in collaborazione col Sole 24 Ore, sull’ecosistema urbano di 104 capoluoghi di provincia. In questa graduatoria Verona l’anno scorso era 67 esima e tale è rimasta quest’anno. Come vedremo sono stati presi in esame diversi parametri. L’aria che respiriamo, questo l’esito della ricerca, non è peggiorata, ma non è nemmeno migliorata: la nostra città resta a livello di 31 microgrammi di Pm10 per metro cubo, sotto il limite di guardia per la salute (40), ma abbondantemente sopra a quello consigliato dall’organizzazione mondiale della sanità, fissato a 20. La centralina di corso Milano ha segnalato 44 giorni oltre la soglia contro il limite di 35. Per qualità dell’aria Verona è ultima in Veneto. I dati sono di gran lunga peggiori rispetto a Padova, Vicenza e Rovigo. Qualcosa vorrà pur dire. E qualcosa bisognerà pur fare.Se i provvedimenti finora adottati, e di cui abbiamo parlato sopra (vedi “inutility day”, pardon “mobility day”), non sono serviti a nulla, perché incaponirsi? Se tali provvedimenti creano disagi ai cittadini e non portano alcun giovamento, che senso ha continuare a proporli? Oltretutto, stando alla classifica, seppur in miglioramento l’utilizzo del trasporto pubblico (anche se negli ultimi tempi il servizio è stato implementato, va detto) è ampiamente sotto la media nazionale: l’indice di Verona è 130, mentre quello nazionale è 259. Che siano i monopattini la soluzione all’inquinamento e al traffico? Perché l’amministrazione comunale non lancia una vera campagna a favore del trasporto pubblico, con iniziative concrete? Amministratori bravi, soprattutto nell’azienda di trasporto cittadina, ne abbiamo: mettiamoli in condizione di poter incidere di più. Ne beneficerebbero tutti. Dal rapporto, poi, emergono dati preoccupanti riguardo il consumo del suolo. Insomma: la classifica, per quanto possano valere queste graduatorie (che però valgono sempre quando soddisfano i diretti interessati), fornisce un quadro a tinte fosche. Al secondo posto delle 5 città migliori d’Italia c’è Mantova, non certo un capoluogo distante centinaia di chilometri. In testa c’è Trento. Al quarto e quinto posto Pordenone e Parma. Alcune di queste città hanno conformazioni territoriali diverse rispetto alla nostra, certo, e il problema smog dipende molto da questo. Perché, anziché scimmiottare mode bizzarre e per ora pericolose (vedi monopattini, peraltro ritirati per mesi a Milano, dove torneranno a dicembre) non cominciamo a copiare provvedimenti seri e vantaggiosi per la nostra salute? La domanda nasce spontanea. La risposta è: non lo so.
A.G.