Tra la palpitante attesa e sonanti squilli di tromba è arrivato finalmente nelle sale cinematografiche di tutto il mondo Dune – Parte Due. Dopo il lungo e inevitabile rinvio legato al lungo sciopero di attori e sceneggiatori negli scorsi mesi, la saga nata dalla penna di Frank Herbert torna con un nuovo potente capitolo (dei tre previsti) destinato a restare a lungo nel cuore dei fan. Il primo week-end al botteghino, del resto, ha già fatto segnare statistiche record (3.000.000 in Italia, miglior incasso del 2024) e il coro di appassionati, critici e giornalisti loda all’unisono l’ultima fatica di Denis Villeneuve.
Gli ingredienti, con l’aggiunta e l’introduzione di alcune importanti e apprezzate novità, sono esattamente gli stessi del primo film del 2021.
Squadra che vince, dunque, non si cambia: Villeneuve, come detto, alla regia, tiene saldamente le redini di tutta la produzione della pellicola e lo fa con il suo tipico stile asciutto, quasi asettico, stringato e, proprio per questo potente; il premio Oscar Greig Fraser si serve di una fotografia impressionante e maestosa che trascina lo spettatore direttamente nelle profondità del deserto di Arrakis e nelle diverse pieghe della psicologia dei personaggi, in uno straordinario gioco di chiaroscuri; Hans Zimmer confeziona l’ennesima azzeccatissima Colonna Sonora che, in perfetta simbiosi con le immagini, riesce ancor di più a nobilitare le gesta dei caratteri protagonisti.
E fra questi, Timothée Chalamet, ormai uno degli attori più apprezzati e ricercati in questo momento, torna ad indossare, in modo convincente, i panni dell’eroe, dimostra di crescere assieme al suo personaggio e contribuisce a svelarne le numerose sfaccettature e la multiforme personalità; al suo fianco, Zendaya offre una recitazione allo stesso tempo dolce e intensa, giocando il ruolo di vero e proprio ago della bilancia nella parabola ascendente (o discendente?) del giovane Atreides verso l’affermazione di sé e verso la conquista del potere; la recitazione, poi, di Rebecca Ferguson e Javier Bardem, nei rispettivi ruoli di madre e di mentore del protagonista, spicca per espressività e coinvolgimento emotivo.
Fra le nuove apparizioni si distinguono il mitico Cristopher Walken, imperatore che cade vittima dei suoi stessi intrighi politici; Florence Pugh, quanto mai elegante e misteriosa nel ruolo di sua figlia; Austin Butler che, dismessi i panni di Elvis Presley, offre un altro ritratto inquietante e drammatico del vero antagonista del film.
Nel complesso, dunque, il risultato può definirsi soddisfacente e la cura dei particolari e dei dettagli è la vera arma in più di un progetto che, in modo oggettivo, funziona e sa stupire davvero, grazie ad una vicenda accattivante, a sequenze memorabili e un’intensità notevole. Il consiglio, se possibile, è quello di recuperare la pellicola in formato iMAX in grado di immergere completamente le persone al cinema in quei mondi fantastici, trasportandole in una dimensione onirica.
Un’ultima chicca che non sarà sfuggita ai più attenti e motivo di grande orgoglio per l’Italia e il Veneto: le sequenze ambientate nel palazzo imperiale (location introdotta in questo film) sono girate all’interno del complesso cimiteriale di San Vito, frazione di Altivole (TV), presso quel capolavoro architettonico di Carlo Scarpa che è la Tomba Brion. È incredibile come le linee essenziali, le cromature bronzeo-dorate e le atmosfere magiche di quel luogo calzino a pennello per vicende e storie così lontane.
Matteo Quaglia