Torna alla mente Gianfranco Fini che risponde a Berlusconi: che fai, mi cacci? Ecco, allora era lo scontro tra Alleanza nazionale e Forza Italia, adesso sempre nella coalizione di centrodestra i ruoli sono rivestiti dalla Lega che con il suo segretario Stefani vuole cacciare Forza Italia dalla maggioranza della Regione guidata da Zaia. Baruffe chiozzotte da campagna elettorale verrebbe da dire. Ma la tensione tra (ex) alleati è altissima.
I fatti. Forza Italia cresce e la Lega cala. Salvini teme il sorpasso. Zaia è un governatore probabilmente a fine corsa. Tosi come coordinatore veneto fa shopping tra i leghisti ed erode il consenso alla Lega. Che rode. Zaia vorrebbe portare a casa la legge sull’autonomia prima delle europee e quando a Vinitaly il ministro Tajani, segretario nazionale di Forza Italia, dice che il suo partito vigilerà sull’autonomia differenziata, il governatore alza il sopracciglio. Guarda Tajani in tralice. E si chiede: ma cosa vuole questo qui? E infatti dichiara: “Mi dà un po’ fastidio l’espressione “vigilare”. Qui nessuno scappa con la refurtiva, quella in discussione è una legge costituzionale”. Guai a toccare Tajani: Tosi, sempre più rivale di Zaia, coglie l’occasione per sparare di nuovo a palle incatenate contro il governatore, già finito nel mirino per la sanità e i pronto soccorso affollati e insufficienti, per il buco di bilancio della Pedemontana voluta dalla Regione e per la pista da bob a Cortina dove si rischia una figuraccia, perlomeno ambientale. E Tosi, come abbiamo riportato ieri, dice a Zaia di darsi una calmata e che se l’autonomia è in ritardo è solo colpa della Lega.
Apriti cielo. Il segretario veneto del Carroccio, Alberto Stefani, lancia l’anatema: “Spiace constatare che Forza Italia è oggettivamente uscita dal perimetro di maggioranza in Regione Veneto». Una presa d’atto: siete fuori dalla coalizione, politicamente e istituzionalmente. E forse dalla prossima seduta del Consiglio regionale, i tre forzisti saranno sbalzati all’opposizione, esclusi dalle riunioni della maggioranza.
“Ma di che si parla? E’ una provocazione e basta” replica Alberto Bozza, uno dei tre consiglieri regionali di Forza Italia. “Sì, noi siamo in maggioranza in Regione, ma senza ruoli di governo (né presidenze di commissione né assessorati). Non ci coinvolgono mai nelle riunioni però abbiamo sempre votato con la maggioranza”.
E Tosi rincara: “Esclusi da Zaia dal 2020”
Insomma, torniamo a Fini: “Che fai, mi cacci”.
Ma l’uscita provocatoria di Stefani scatena il deputato forzitalista Tosi che come segretario veneto del partito rilancia e ringrazia: “Ringrazio Stefani perché ha messo in evidenza la vera questione, ovvero che noi non siamo mai stati coinvolti nella maggioranza di Palazzo Balbi, perché per decisione di Zaia, Forza Italia non ha nessun assessorato”.
“Una scelta, quella di Zaia, – prosegue Tosi – che rompe clamorosamente con la storia del centrodestra, infatti quando i rapporti di forza erano invertiti, Berlusconi e Forza Italia hanno sempre riconosciuto a ciascun alleato, grande o piccolo che fosse, dignità e rappresentanza. Noi invece oggi non siamo rappresentati in Giunta e non esprimiamo nemmeno una presidenza di Commissione in Consiglio regionale”, come sottolineato anche da Bozza.
Tosi aggiunge: “Non solo, Zaia, da quando è stato rieletto nel 2020 per il suo terzo mandato, non ha mai convocato un vertice di maggioranza con gli alleati che riguardasse il governo regionale e temi cruciali quali sanità, sociale, Pedemontana, infrastrutture, energia, ecc. Ribadisco, nessun incontro né con il sottoscritto, né con il mio predecessore Michele Zuin. Quindi ringrazio Stefani per aver fotografato la realtà: è dal 2020 che noi siamo, di fatto, fuori dalla maggioranza di governo della Regione Veneto; i nostri tre consiglieri regionali hanno sempre lealmente votato (questa sì è lealtà incondizionata) ciò che la Giunta ha proposto, senza che questo fosse stato prima condiviso dalla Giunta con Forza Italia”.
Ma come la vedono gli altri partiti questa battaglia. Una interessante lettura arriva dall’on. Enrico Cappelletti dei 5 Stelle, componente della Commissione Industria alla Camera: “La cacciata di Forza Italia dalla maggioranza voluta dalla Lega in Veneto non ci sorprende affatto, visto e considerato che le occasioni di scontro tra alleati a livello nazionale sono all’ordine del giorno. Anzi, l’elemento del contendere in Veneto sembra perfino pretestuoso in ragione del fatto che una vera e propria opposizione da parte di Forza Italia nei confronti della maggioranza in regione non c’è mai stata. Chiaramente questa decisione ha una origine nazionale. In qualche maniera “si parla a nuora perché suocera intenda”.Insomma, per il Movimento 5 Stelle “i nodi vengono al pettine, a partire dalle critiche di Forza Italia alla riforma del regionalismo differenziato”, afferma Cappelletti
I Cinquestelle: “Il Veneto sta crollando”
“D’altra parte se è vero che i cittadini del Veneto hanno votato per avere maggiore autonomia e il M5S guarda con favore a maggiori forme di autonomia regionale, l’iniziativa del Ministro Calderoli è un pericoloso pastrocchio, che non entra nel merito dei LEP e neppure di come finanziarli, che punta a decentralizzare materie come energia e ricerca che hanno un’evidente dimensione nazionale. Ben 50 audizioni svolte in Senato, hanno visto tutti contrari, da Confindustria alla Conferenza Episcopale, da Bankitalia all’Ufficio Parlamentare di Bilancio. Non è stato mai risposto alle perplessità delle imprese, spaventate dal doversi districare, in futuro, tra 20 sistemi regionali con leggi e regolamenti diversi. Quindi, benché sia poco credibile Tosi che, in cerca di visibilità politica, assume posizioni critiche mai assunte nei decenni precedenti, si pensi alle critiche a quel pozzo senza fondo che è Pedemontana Veneta, prendiamo atto che si sta sgretolando quel monolite che comanda in Veneto da decenni, attraversando apparentemente indenne decine di scandali, e questa non può essere che una buona notizia per i cittadini”.