“I dipendenti di Amia non si facciano incantare da pifferai magici, come purtroppo accadde nel 2016 quando i lavoratori di Fondazione Arena – ingannati da chi non era minimamente interessato al loro futuro – bocciarono per soli due voti il referendum sul piano di risanamento dell’ente”. L’ex sindaco Flavio Tosi e oggi candidato per “Noi per l’Italia” non molla la presa sulla vicenda dell’Amia. Secondo l’esponente di centrodestra,l’accordo proposto all’epoca dall’amministrazione comunale era di gran lunga più vantaggioso rispetto a ciò che hanno poi ottenuto i dipendenti, ossia tra le altre cose la sospensione delle attività e dello stipendio per due mesi a ottobre e novembre, decisioni prese dal Commissario per far quadrare i conti vista la bocciatura del piano, e non certo previste nell’accordo proposto dal Comune.“Il fenomeno “assemblea Amia” di mercoledì, per l’appunto”, dice Tosi, “già sperimentato in Fondazione Arena, è universalmente noto con il nome giapponese di harakiri. Se Amia scegliesse la strada ‘in house’, ossia se fosse destinataria del servizio direttamente da Palazzo Barbieri, andrebbe incontro a una forte riduzione del proprio fatturato, dovendo per contro sostenere i costi fissi e l’organico rapportati al fatturato attuale. Sarebbe un disastro: i conti salterebbero in aria e le tariffe aumenterebbero. Non lo dice il sottoscritto: per capirlo sarebbe sufficiente consultare le carte. E invece c’è chi preferisce sobillare i dipendenti per puro tornaconto politico”.