“Spiace umanamente che Giancarlo Gentilini, militante storico e sindaco capace, da sempre in prima linea per sostenere la causa del suo partito, sia stato messo alla porta dalla Lega. Con lui Salvini, tramite Gian Paolo Gobbo, sta usando lo stesso metodo riservato prima a me e poi a Maroni. Anche Gentilini, al di là di qualche criticabile sparata elettorale utile però a far guadagnare consensi al partito sul territorio, ha sempre sostenuto che la Lega dovesse aprirsi anche al resto d’Italia, evitando di isolarsi sempre e comunque su posizioni secessioniste. Gentilini è stato sempre un militante leale al partito. Spesso gli ha fatto anche da parafulmine”. Così Flavio Tosi, socio fondatore di Noi con l’Italia, come si definisce in una sua nota, interviene in difesa del vecchio “sceriffo” trevigiano. “E’ stato usato e poi scaricato in pieno stile salviniano” dice Tosi, “e non dimentico, così come non lo potranno mai dimenticare gli elettori storici della Lega, il trattamento riservato a Umberto Bossi, al quale Salvini deve tutto politicamente ma che non ha esitato a pugnalare alle spalle alla prima occasione. Non si può certo dire -conclude Tosi- che il rapporto tra me e Bossi sia stato idilliaco durante gli anni assieme nella Lega, ma lui anteponeva sempre gli interessi del movimento a quelli di bottega, non minacciava chi osava” sprimere opinioni differenti”.