«Altro che soldi privati: se l’onorevole, pardon, il “cittadino” Mattia Fantinati ha chiesto al parlamento il rimborso di 46 mila 391 euro significa che si trattava di denaro pubblico, perché al contrario – e lo capirebbe anche un bambino – non avrebbe potuto chiederne la restituzione». Così il portavoce di Noi con l’Italia Flavio Tosi in merito al caso “Rimborsopoli”. «Aver speso 46 mila 391 euro in vitto, pranzi e cene» come risulta dal sito dei grillini “tirendiconto.it” – cifra che peraltro Fantinati non smentisce, anzi – significa averne spesi circa 9 mila all’anno per 5 anni. Considerando che il parlamento lavora circa 9 mesi all’anno, la media delle spese romane di Fantinati per pranzi e cene (con soldi pubblici) si aggira sui mille euro al mese. E dato che un parlamentare sta a Roma mediamente 13-14 giorni al mese, il conteggio si attesta sui 70 euro al giorno. Coi quali, come giustamente sostiene Fantinati, non si può certo pasteggiare a caviale. Ma con quella cifra di piatti di spaghetti alla carbonara, in nome dell’onestà e della trasparenza, ne escono parecchi». Fantinati ha sempre replicato che tra quelle spese non c’era solo il vitto.