«Non passava un istante senza pensare a lei, tutto quanto mangiava e beveva aveva il sapore di lei, la vita era lei a ogni ora e ovunque» scriveva Gabriel García Márquez in “Dell’amore e di altri demoni”, romanzo ambientato in Colombia ai tempi dell’inquisizione spagnola. Sostituiamo “lei” con “lui” e “lui” con “Matteo Salvini”. Ecco che abbiamo il sunto dei messaggi politici lanciati negli ultimi mesi dall’ex sindaco di Verona Flavio Tosi. Che, non ce ne voglia, sembra soffrire di una vera e propria ossessione nei confronti del capo della Lega. No, non stiamo esagerando: non passa giorno che il segretario di “Fare!” e candidato alle scorse elezioni politiche con “Noi con l’Italia” – cartello elettorale dato allo 0,4 per cento, quindi in via di estinzione – non attacchi il ministro degli Interni con tweet al vetriolo. Venti su venticinque cinguettii lanciati da Tosi nell’ultimo mese sono attacchi diretti al leader della Lega (i restanti comunque gravitano in quell’orbita). Per trovarne uno diverso (fa sempre riferimento al governo ma non cita espressamente Salvini) bisogna risalire a 27 luglio, giorno in cui l’ex sindaco se l’è presa col decreto dignità, che porta la firma del ministro del Lavoro grillino Luigi Di Maio. Per il resto solo mitragliate continue contro Salvini, il quale ha smesso da almeno un anno di rispondere all’ex compagno di partito, oggi (non solo lui) nel limbo dell’anonimato in attesa di un pertugio nel quale infilarsi per tentare di tornare sulla scena politica nazionale. Le possibilità a dire il vero non sono molte, almeno a breve termine. L’intero centrodestra sta per essere fagocitato da una Lega data oltre al 33 per cento e che secondo alcuni analisti di questo passo potrebbe raggiungere il 40 in occasione delle Europee della prossima primavera. Forza Italia continua a perdere consensi e iscritti. Fratelli d’Italia regge al 4 per cento ma Giorgia Meloni con la quale Tosi alcuni anni fa poteva costruire un interessante sodalizio ormai ha preso strade completamente diverse. E neppure quella del Pd, al quale secondo gli osservatori politici più cinici Tosi avrebbe dovuto bussare per garantirsi un posto in parlamento quando ormai l’avvicinamento a Matteo Renzi ne aveva compromesso il profilo di destra, è una strada percorribile. Insomma, non sembra esserci una casa per Tosi, al quale per ora non rimane che attendere sulle rive del fiume, anche se il cadavere che attende non passerà per chissà quanto tempo. Salvini naviga col vento in poppa e più viene attaccato, sia dagli avversari politici sia dalla parte di magistratura schierata a sinistra, più guadagna consensi. Tosi, per colpa dei suoi continui attacchi a Salvini, ha perso gran parte della base elettorale che si era costruito negli anni con merito (le ultime defezioni arrivano dai direttivi di Vicena e Treviso). E “Fare!” poteva fare, e invece non ha fatto. L’ossessione per Salvini è la stessa manifestata per il sindaco Federico Sboarina, il quale ha l’immensa fortuna di non avere un’opposizione in grado di metterlo in difficoltà in Consiglio comunale. Gli unici grattacapi per ora glieli ha procurati esclusivamente la sua maggioranza in cui alcuni scricchiolii (frizioni con “Verona Domani” e spaccatura del gruppo Lega) ci sono stati e ci sono tuttora. Per il resto solo attacchi su Facebook (la pagina Flavio Tosi-Verona ne è costellata) e comunicati stampa livorosi.