Il professore e il pazzo (Netflix – 2019) Gran Bretagna, 1879: l’Università di Oxford affida all’erudito James Murray l’arduo compito di redigere un dizionario completo della lingua inglese. L’uomo, sposato e con sei figli, di fronte all’impresa decide di radunare una squadra di topi da biblioteca che cominci a raccogliere parole, catalogare voci e proporre metodi di organizzazione del lavoro. Dopo vari fallimentari tentativi, l’illuminazione: lanciare una collaborazione aperta a tutti coloro che, conoscitori della lingua inglese, desiderino contribuire alla realizzazione del più grande vocabolario della storia. Tra le migliaia di citazioni, spunti e contributi, quelle di un tale William Chester Minor sono però le più originali e stimolanti; sarà per Murray l’occasione di conoscere la storia di un uomo incredibilmente dotato, ma dal destino infelice… Tratto dall’omonimo romanzo di Simon Winchester, Il professore e il pazzo è frutto della collaborazione tra Gibson e Farhad Safinia, già colleghi per Apocalypto e qui impegnati rispettivamente nei ruoli di sceneggiatore e regista. Aggirando tutti i cliché della biografia, il gioiello di Safinia si costituisce come apologia della lingua intesa come possibilità di relazione profonda tra gli uomini, un metodo comunicativo capace di arrivare oltre le etichette sociali per cogliere il vero cuore della natura umana. Comprensione, compassione e senso dell’amicizia sono dunque i fils rouges che intessono la trama del racconto, animato da ricostruzioni storiche accuratissime, svolte narrative intelligenti e interpretazioni di prima qualità. Tonya (Amazon Prime Video – 2017) Storia della vita, ascesa e caduta della campionessa pattinatrice Tonya Harding, il film di Craig Gillespie racconta il dietro le quinte non solo della formazione-deformazione della talentuosa atleta, ma si focalizza anche su quello che è stato per lei il motivo della definitiva disfatta: l’incidente avvenuto nel 1994 ai danni dell’avversaria pattinatrice Nancy Kerrigan, la quale durante una gara fu aggredita da due sicari, ingaggiati – pare – proprio dal fidanzato della Harding con l’obiettivo di spezzarle le gambe e porre fine alla concorrenza tra le due. Opera basata interamente su continui salti tra realtà, bugia e immaginazione, Tonya non si limita a collocarsi nel già folto genere dei film biografico-sportivi, ma si identifica come racconto dalla verve moderna e dagli intenti profondi, mettendo in scena la spiacevole vicenda della Harding e trasportandoci – volenti o nolenti – in un assurdo mondo fatto di debolezze, meschinità e solitudine esistenziale. Orfana di padre sin da piccolissima e in preda alla follia violenta della madre LaVona, Tonya viene rappresentata come una talentuosa ma goffa macchina da soldi, incapace di gestire lo stress della competizione così come quello del successo: tra uno sguardo in camera e un pezzo di musica classica si snocciola così la triste farsa dell’atleta, capace di offrire un ritratto tanto contraddittorio quanto azzeccato dell’essere umano al suo stato massimo di insondabile disperazione.
Maria Letizia Cilea