“Dobbiamo pensare a essere pronti a governare, non a vincere’. Non fa proclami, Damiano Tommasi. Tiene profilo basso, ma i concetti sono alti. Li ha ribaditi nei giorni scorsi, davanti agli uomini del Pd. Una rappresentazione delle potenzialità e della criticità di una città che da 15 anni attende politiche urbanistiche che valorizzino anziché penalizzare i quartieri; politiche ambientali che incrementino il verde pubblico fruibile, trasformino il traffico in senso sostenibile liberando al contempo spazi di socialità nei quartieri; politiche di sicurezza non disgiunte dal tema dell’inclusione sociale; politiche culturali capaci di rilanciare il territorio con un turismo di qualità e sostenibile.
Rispondendo agli stimoli, Damiano Tommasi ha esordito con una battuta: “Oggi è il 1° Aprile ma questo non è uno scherzo. Sento la responsabilità della competizione ma soprattutto la responsabilità del compito di raccontare un’altra Verona e il dovere di mettere a terra i progetti collegati a questa nuova visione. Ho 6 figli e una attività impegnativa e prima di accettare questo progetto, che è di medio-lungo termine, ho dovuto pensarci bene su. Ma adesso che siamo partiti vi dico una cosa: ci dobbiamo preparare a governare più che a vincere”.
Nel ripercorrere le tappe che hanno portato all’individuazione della candidatura di Tommasi, il Segretario cittadino Pd Luigi Ugoli (collegato da remoto) ha sottolineato come sia stato trovato il “giusto mix tra partiti e civisimo” andando oltre la vulgata che vorrebbe tutto il bene da una parte e tutto il male dall’altra.
Nel ribadire che il Pd veronese è al servizio del candidato Sindaco Damiano Tommasi, il Segretario provinciale Maurizio Facincani ha sottolineato il valore aggiunto di rete che il Partito Democratico può fornire nelle sue articolazioni regionali e soprattutto nazionali. Tommasi ha quindi spiegato alla platea del Pd perché non avrebbe mai potuto essere soltanto il candidato di un partito, in primo luogo “perché non ho mai avuto una tessera di partito e la mia candidatura ha senso soltanto in una dimensione amministrativa”, e in secondo luogo “perché ho troppo rispetto per il vostro percorso politico e per il lavoro, anche di opposizione, che avete fatto nella società e nelle istituzioni in questi anni”.
Il candidato è infine tornato sui concetti di rete e di unità del progetto: “Per amministrare una città servono le persone, non ne basta una sola, serve una Rete! la cui unità deve essere messa davanti alle singole bandiere. Questa partita ha sicuramente dei risvolti nazionali ma il campo di gioco è Verona dove c’è una sola bandiera da tenere in alto: quella della città”.