Raffaele Tomelleri
Che cosa vuoi che siano 12 secondi? Lo spazio di un sospiro, il tempo di un sorriso, la distanza tra un sogno e la realtà. Dodici secondi, già passati prima ancora di aver pensato, “…ma quanto durano?”. Quante pedalate stanno in 12″? Chissà quante
volte Tista Baronchelli ci ha pensato. O forse no, “…perchè la vita è questa e se ti fermi a ragionare con i se e con i ma non arrivi mai. Ho perso quel Giro d’Italia per 12″, ma l’aveva vinto un certo Merckx, uno dei pochi, veri super, del ciclismo. E io avevo solo vent’anni. A vent’anni qualche errore ci può stare…”.
Ripassa quella tappa, metro per metro. “Ho attaccato troppo presto, forse. Avessi aspettato ancora un po’, ne avrei avuto di più nel finale. Ma non recrimino niente, nella vita devi guardare avanti, conta il presente e conta il futuro. Il passato non serve”,
Dice che se proprio deve recriminare, il suo pensiero è un altro. “Con i mezzi fisici che avevo, avrei dovuto vincere molto di più. Invece non ho vinto nessun Giro, nessuna corsa a tappe importante, quando da dilettante avevo dominato il Tour de l’Avenir,
la corsa che aveva vinto anche Gimondi. Questo è un rimpianto, o meglio, una constatazione. La mia carriera, in realtà, è stata una grande delusione. Sì, ho vinto, la gente di ricorda di me,
ma ho fatto molto meno di quello che avrei dovuto e potuto fare”.
Perchè? “Perchè non ho trovato all’inizio della carriera gente che mi consigliasse bene. Perchè qualcosa mi è mancato a livello di testa. Il ciclismo non perdona niente, il ciclismo è come la vita. Devi avere dei talenti, ma poi li devi saper valorizzare: E forse io non ne sono stato capace, almeno questo è quello che penso oggi”.
Racconta ancora di aver sofferto la presenza di “sceriffi”, nel gruppo. “Ma sì, soprattutto Moser, che non a caso tutti chiamavano sceriffo”. Un avversario, un nemico, succede. “Lui ha detto di me che non ero un corridore vero, io ho detto di lui che non è stato
un super. Non certo all’altezza di Merckx, o Hinault, tanto per dire. Ma queste cose le sa, le ho dette anche a lui. Ci siamo rivisti, il tempo poi mette a posto le cose”.
Il tempo ti aiuta ad archiviare bene le foto, nell’album dei
ricordi. A fare pace con te stesso e con gli altri, “…perchè io mi considero fortunato ad aver fatto ciclismo. Per tutte le cose che mi ha insegnato, nella fatica, nei sacrifici, nell’essere sempre pronto a ricominciare”.
Al resto pensa la vita, che ti presenta spesso salite, ma che ti offre, anche, compagni di viaggio straordinari. “Io ho incontrato la Fede” confessa Baronchelli. “Senza la fede, senza credere in Dio, siamo poca cosa. Se credi in lui, se ti affidi a lui, riesci a superare anche le salite più difficili”. Cosa vuoi che siano 12″?