Vincenzo Tinè, soprintendente per archeologia belle arti e paesaggio delle province di Verona, Rovigo e Vicenza, lascia. L’altra sera da Roma è arrivato il dispaccio del ministero: nominato a Padova. Dopo tre anni Tinè, che è stato protagonista nel bene e nel male di battaglie e polemiche per la tutela di monumenti e piazze in città, fa di nuovo le valigie. “E le faccio con un certo dispiacere” confessa a La Cronaca di Verona. Negli ultimi tempi qualche scontro c’è stato e dal ministero la coppia Sangiuliano (ministro) e Sgarbi (sottosegretario) ha messo a segno il rinnovamento.
“Il problema vero che mi preoccupa” aggiunge Tinè a La Cronaca “è che non è stato previsto un decreto di nomina per un sovrintendente che prenda il mio posto. Non so da chi verrà gestita la Soprintendenza di Verona, Vicenza e Rovigo. Spero venga nominato a breve perché Verona è una città dove c’è tanto da fare soprattutto in sinergia con le amministrazioni pubbliche”.Tinè lascia dopo essersi scontrato avrie volte con il potere amministrativo e politico per i suoi dinieghi o per la necessità di mettere un po’ d’ordine nell’utilizzo delle piazze monumentali del centro styorico. L’ultimo episodio in ordine di tempo è stato in occasione dell’Adunata degli alpini per il 150° della fondazione del Corpo, quando Tinè disse no all’illuminazione, già prevista, dell’Arena con le luci del Tricolore. Tantissime le prese di posizione del mondo politico in difesa degli Alpini e contro Tinè che cercava (invano) di spiegare che i monumenti vanno tutelati e non utilizzati come ci pare. In quella battaglia fu difeso da Sgarbi che condivise la scelta di rispettare l’anfiteatro. “Ma sono tanti i fronti aperti che lascio” dice con rammarico Tinè. Per esempio, il grande cantiere di restauro dell’Arena stessa, la decisione per l’ingresso alla Casa di Giulietta (di cui parleremo dopo), il decalogo per il decoro e l’utilizzo delle piazze, dalla Bra alle altre tra sagre, mercati, plateatici, manifestazioni sportive (abbiamo un po’ esagerato, dobbiamo darci una regolata”, disse con autocritica); la fondazione per una regia unica dei musei pubblici e privati, proposta lanciata dal soprintendente e mai raccolta concretamente; lo scontro con Cariverona per la lentezza sui cantieri di Castel San Pietro e del Capitanio; le iniziative per cercare di trovare finanziamenti che consentano di valorizzare gli straordinari scavi dell’ex cinema Astra che hanno portato alla luce i resti di quello che doveva essere un albergo lungo la via Postumia, le polemiche per la statua di papà del Gnoco in piazza Pozza e via di questo passo. Sicuramente un soprintendente che ha dato vivacità alle scelte veronesi. “Proprio ieri”, confida Tinè a La cronaca di Verona, “un cittadino veronese mi ha detto che questa città è come uno stagno, ma qui anche se butti un sasso non si forma nemmeno l’onda. Ogni tanto ho provato a dare qualche scrollata, perché vivere di rendita è comodo ma non porta molto lontano; meglio essere innovativi e creativi e Verona le possibilità le ha grazie ai flussi turistici, alle tante presenze, alla forte economia, ai monumenti e alla sua bellezza”. I sassi nello stagno lui sicuramente li ha tirati, come quando disse: “Verona sembra abbandonata a quello che ha ereditato dagli avi, monumenti e tesori d’arte; non riesce ad avere una produzione culturale se non quella tradizionale della Fondazione Arena e per fortuna che c’è”. Ed elogiava le città vicine come Padova perché “c’è più dinamismo: Padova è infinitamente più vivace ma Verona è molto più bella”. Ma il suo impegno non è stato limitato solo alla città, basti pensare alla villa dei mosaici trovata in Valpolicella o ad altri rinvenimenti e scavi nella Bassa. Sicuramente ora ci sarà chi esulta di fronte al trasferimento di Tiné, perché si può pensare di riprendere con il quieto vivere e lo status quo, però è anche vero che il pensiero critico, non conformato, e il confronto schietto sono il sale della crescita. Ma se vincono paura e interessi…
“Giulietta, la soluzione è temporanea”. Il Comune esulta per i risultati della sperimentazione. Tinè: “Non è cultura ma sicurezza”
L’ultimo fronte aperto per il soprintendente Vincenzo Tinè che sta preparando le valige per tornare a Padova, come da decreto del ministero, è quello per l’accesso al cortile e alla Casa di Giulietta da via Cappello. Il Comune anche ieri con le assessore Ugolini e Zivelonghi ha celebrato, insieme con i rappresentanti delle categorie economiche (Confesercenti e Confcommercio) il successo di una sperimentazione durata 32 giorni, durante i quali i visitatori sono stati fatti entrare da piazzetta Navona e dal teatro Nuovo e fatti uscire in via Cappello. E, dice il Comune, “Indietro non si torna”, anche se la sperimentazione è finita e ora gli accessi sono ripresi da via Cappello, come prima. Ma per fortuna causa maltempo e stagione “morta” non ci sono criticità. Resta il fatto, indubbio, che via Cappello è stata finalmente liberata dalle pericolose e fastidiose code di turisti in attesa di accedere al Cortile e alla Casa di Giulietta e la soluzione trovata con l’accesso da piazzetta Navona e dal teatro Nuovo, se fosse per il Comune, verrebbe confermata anche subito. La sperimentazione andata in scena durante le festività per evitare che via Cappello si paralizzasse e si creassero pericoli per la sicurezza e l’incolumità delle persone, ha dato risultati soddisfacenti secondo il Comune, categorie e anche per i gestori del teatro Nuovo che hanno messo a disposizione tappeti rossi, spazi e personale per un’accoglienza all’altezza delle tradizioni culturali della città.Nel mese di sperimentazione sono stati registrati 130 mila ingressi di visitatori, 40 mila dei quali hanno poi scelto di visitare la Casa di Giulietta, per cui la proiezione a un anno, secondo gli assessori sarebbe di 1,7 milioni di turisti. E alla domanda sugli sviluppi con la Soprintendenza, l’assessora Ugolini ha detto in conferenza stampa che “ci sono stati contatti informali, la Soprintendenza ha apprezzato e ha chiesto una analisi dei profili dei visitatori per capire come sono andati i flussi. Siamo in sintonia”. Ma in realtà il soprintendente Tinè è di idee ben diverse. a lui la soluzione di far entrare i visitatori dal Teatro Nuovo non è mai andata giù. “Non capisco perché in un monumento non si debba entrare dalla porta principale ma dal retro”, afferma a La Cronaca. “A questa soluzione avevamo già dato tempo fa il nostro parere negativo ma di fronte a esigenze di sicurezza per il sovraffollamento della via Cappello in occasione della baraonda natalizia aveva prevalso questa logica. Ma è una soluzione che fa a pugni con il monumento” taglia corto Tinè, “e l’autorizzazione temporanea è scaduta l’8 gennaio. Di fatto la questione dell’accesso al cortile e alla Casa di Giuliettasolleva un conflitto mai risolto fino in fondo tra le esigenze del rispetto culturale e quello della sicurezza di residenti, esercenti e visitatori. “E’ un conflitto che resterà fino a quando”, prosegue Tinè, “non ci sarà un’autorità più elevata che possa far chiarezza sugli interessi prevalenti”. Che fare allora? “Non capisco perché non si prendano in considerazione soluzioni drastiche per eliminare il problema dei condomini: non ricordo altri musei in Italia tenuti in scacco dai privati per la fruizione culturale”. Nei prossimi giorni proseguirà il confronto con il Comune ma tra l’inverno e il trasferimento, ormai non c’è più tutta questa urgenza…