Thomas e l’ispirazione di Stephen King Madinelli parla del suo giallo autobiografico e narra fatti che sono realmente accaduti

Thomas Madinelli è un veronese amante della natura e lo sport, oltre che grande appassionato di lettura e scrittura grazie al maestro Stephen King che lo aiutato ad appassionarsi al genere giallo, facendogli leggere tantissimo sull’argomento e che, per colpa di un incidente che lo ha costretto a restare in casa per lungo tempo, lo ha spinto alla stesura della sua opera prima dal titolo: IL BUIO DEL COLLEGIO.
«All’età di cinque anni, Angela, – inizia a raccontare l’autore – orfana del padre morto in guerra, viene messa in un istituto gestito dalle suore, era il 1946; sessant’anni dopo riceverà una lettera invito per festeggiare il centenario del collegio in
cui ha trascorso la sua infanzia. Questa missiva le riporterà alla memoria un ricordo particolare che si trasformerà ogni notte in un vero e proprio incubo che le toglierà la serenità: la misteriosa sparizione di Margherita, sua inseparabile amica»
Protagonisti sono Angela e suo figlio Pietro. C’è qualcosa di autobiografico o è solo fantasia narrativa?
«Lo potrei definire un giallo autobiografico in quanto nasce proprio dai ricordi di mia mamma e dal suo trascorso in collegio. La prima parte del libro è dedicata al racconto e alcuni fatti narrati sono realmente accaduti, mentre altri sono
di fantasia per creare l’indagine che si svolgerà nella seconda parte della lettura.»
Grande appassionato di gialli e di Stephen King: c’è traccia della sua influenza nel libro?
«King è stato il mio maestro ed ho letto quasi tutti i suoi libri. In genere, però, leggo di tutto. Mi affascinano le biografie dei grandi personaggi, soprattutto dello sport.»
Perché è così appassionato del genere giallo?
«Amo il mistero e gli enigmi. Sebbene, come detto, legga di tutto, prediligo il genere giallo perché ho sempre voglia di tenere la mente attiva. Ecco, potrei dire che mi affascina il capire, il cercare di risolvere situazioni complicate e misteriose.»
La sua passione per la scrittura nasce da un evento negativo capitatogli, giusto?
«Non proprio. Io ho sempre adorato scrivere. Anche se un incidente in bicicletta, che mi ha tenuto bloccato per diversi mesi, mi ha permesso di trascorrere le giornate impegnandole nella scrittura, e in sei mesi ho scritto IL BUIO DEL COLLEGIO, realizzando così un mio grande sogno, di quelli che avevo nel cassetto.»
Come presenterebbe con poche parole il suo libro ad un curioso?
«Un incubo ricorrente, due bambine, un antico collegio e un mistero taciuto. Questo è “IL BUIO DEL COLLEGIO”, un giallo dove fatti realmente accaduti si mescolano con la fantasia dell’autore, dando vita ad un ritmo incalzante che vi terrà in
suspence fino alla fine.»
Qualcosa in più su di lei?
«Vivo in Valpolicella. Ho praticato calcio a livello dilettantistico, fino quando le ginocchia non hanno detto basta. I miei idoli, quelli per i quali perdevo scuola, lavoro e sonno, sono stati Alberto Tomba e Marco Pantani. Oggi pratico corsa di montagna e mi piace scollinare sui passi in bicicletta da corsa. La montagna è il mio rifugio e la mia libertà più assoluta. Ho un canarino che si chiama Giovinco e in casa mi piace stare ai fornelli, soprattutto per preparare primi piatti, risotti e dolci. Ultimamente ho fatto mia la seguente frase: “vivere le proprie esperienze è camminare oltre la vetta”.»
Perché dovremmo leggere il suo libro?
«Perché sono certo che emozionerà, visto che c’è sentimento puro, quello instaurato nel rapporto tra madre e figlio e perché c’è parte del mio cuore tra le righe, oltre che un fitto mistero, bello da scoprire, ma all’ultima pagina.»

Gianfanco Iovino