I Visionaire sono Marco Magnabosco (tastiere) e Sebastiano Meneghini (voce e chitarra), Andrea Castagna (Basso), Paolo Piccino (keyboards/beats) e Clifton McManaman (batteria).
Ora la band sta lavorando a nuovi pezzi e si sta esibendo in vari concerti, tra cui quelli delle selezioni di Sanremo Rock. Tutto questo giostrandosi tra il Veneto e Berlino, dove ora vive Marco.
La Cronaca ha raggiunto Sebastiano che, assieme a Marco, è uno dei due fondatori del gruppo.
Com’è nato il vostro primo EP?
“Io e Marco abbiamo sviluppato i brani. Dopo abbiamo inserito gli altri strumenti, di cui avevamo già le parti, e abbiamo registrato in studio. Alcune bozze c’erano già prima della nascita de The Visionaire, soprattutto i testi. Le musiche, però, si sono definite in studio con gli altri componenti del gruppo. L’EP è stato autoprodotto”.
“Pictures” è stato pubblicato lo stesso anno in cui vi siete formati. Qual è stato il segreto di produrre tutto così velocemente?
“Pensa che in quest’ultimo anno abbiamo composto un’altra decina di brani. Il segreto? Abbiamo tutti 35 anni circa e suoniamo da quando ne abbiamo 14. Quindi ne abbiamo passate parecchie. Per il brano “Pictures” da un semplice giro di tastiera è venuto fuori tutto a ruota libera. Però, a volte bisogna avere la fortuna di avere il momento creativo giusto nel momento giusto’’
Cosa ci dici dei prossimi brani?
“Dei nuovi brani composti, ne abbiamo registrato 1, ‘24 minutes’. A settembre gireremo il videoclip. Quando avremo tutto, spero entro settembre, lo faremo sentire”.
Qual è il vostro processo creativo?
“Per l’EP non c’è stata una regola fissa. Invece, per testi nuovi stiamo improvvisando un po’. Può essere che a casa si registra qualcosa e ce lo si manda per mail. Dopo, in sala prove, si fa una jam session con una lingua un po’ inventata. Poi questa lingua diventerà parole, musica e testi”.
Da dove trovate ispirazione per le particolari atmosfere dei vostri pezzi?
“Abbiamo molti ascolti diversi. Tra i più recenti gli Idles e The XX, o andando più indietro i Talking Heads. Potrei fare un’infinità di nomi. Chiaramente, si cerca di mantenere la linea iniziale mia e di Marco ma senza molti paletti. Se qualcosa suona e lo sentiamo nostro lo registriamo. Comunque, se ci viene fuori un pezzo, ad esempio, alla Idles, chiaramente cerchiamo di dargli il nostro taglio”.
Come vi siete avvicinati al vostro genere?
“Io all’epoca ero in una band chiamata Antenna Trash. Marco suonava per conto suo e mi chiedeva sempre di formare una band. Poi gli Antenna Trash sono morti e io ho ceduto. Allora Marco mi ha dato queste basi molto atmosferiche. Io ci ho fatto alcuni giri di chitarra sopra. Dopodiché, mettendo la batteria acustica tutto ha preso più ritmo”.
Quale vostro brano scegliereste per rappresentarvi?
“’Days are long’, sia per testo che musica”.
State partecipando alle selezioni di Sanremo Rock. Raccontaci un po’ questa esperienza …
“Noi abbiamo passato già i vari festival, cercavamo qualcosa di più. Ora abbiamo alcuni brani nel cassetto e cerchiamo di farci sentire diversamente rispetto al passato. Ho notato questo contest. La finale si terrà all’Ariston e un palco migliore di quello in Italia credo di non conoscerne. Quindi, abbiamo provato. Abbiamo fatto alcune selezioni e abbiamo vinto la semifinale a Treviso il 18 agosto. La finale sarà intorno ai primi di settembre”.
Giorgia Silvestri