The Crown, i fatti troppo romanzati Rappresenta comunque il fenomeno televisivo con una narrazione intensa e mai banale

I tacchi riecheggiano sul marmo, sempre più distanti, diretti con risolutezza verso la porta aperta della Cappella di San Giorgio al Castello di Windsor e poi, per un’ultima volta, i titoli di coda. «The Crown è una lettera d’amore alla Regina» aveva confidato il creatore e sceneggiatore della serie Peter Morgan alla stampa britannica pochi giorni dopo la dipartita di Elisabetta II d’Inghilterra. Era dunque naturale che, come buon addio che si rispetti, questa vocazione romantica caratterizzasse anche gli ultimi sei episodi di The Crown, raggiungendo proprio nell’episodio finale l’apice massimo della poeticità.
Dopo la morte della sovrana, Morgan si era trovato costretto a mettere mano all’ultimo capitolo della serie sulla Corona, affinché l’epilogo dell’amatissima serie si elevasse a simbolo di quella nostalgia e quel cordoglio che pervadevano il mondo intero di fronte a quella morte così sentita, emblema della fine di un’era. Il creatore della serie aveva già da tempo palesato la sua volontà di fermare il racconto della saga reale prima del matrimonio di William e Kate, omettendo dunque sia gli scandali legati all’uscita di Harry dalla famiglia reale, sia la scomparsa di Philip ed Elizabeth.
Contrariamente alle aspettative iniziali, dunque, i sessanta episodi che compongono The Crown non portano sullo schermo tutti e settanta gli anni del secondo regno più duraturo della storia (il primato va a Luigi XIV, quasi 73 anni sul trono), chiudendo l’arco narrativo in un punto curiosamente strategico per la storia della dinastia Windsor.
L’ultimo episodio – uno dei più belli ed emozionanti di tutte e sei le stagioni – vede intrecciarsi una narrazione a più voci che prende vita nel 2005: mentre la sovrana è alle prese con la pianificazione del proprio funerale, Charles riesce, dopo un’attesa lunga trent’anni, a ottenere dalla madre la benedizione per sposare Camilla Parker Bowles: seppur sofferta, la concessione di Elisabeth rappresenta una delle tante rivoluzioni apportate dalla regina. Ormai stanca, anziana e segnata profondamente dalla perdita della sorella e della madre, la Regina medita di abdicare per lasciare posto al figlio; ma un’ interessante riflessione sul suo passato e sul suo ruolo di sovrana, resa per immagini in maniera eccelsa da regia maestosa di Stephen Daldry e dall’interpretazione superlativa di Imelda Staunton, la porta a prendere una decisione diversa.
Era fin troppo facile che le intenzioni romantiche di Morgan sprofondassero in una trasposizione eccessivamente romanzata dei fatti: è successo più volte durante gli otto anni di produzione di The Crown, in particolare negli episodi legati a Diana, e questo fattore è stato più volte additato come il suo più grande difetto: non ci sentiamo di dissentire. Allo stesso tempo, però, The Crown rappresenta il Fenomeno televisivo del nostro tempo: una narrazione intensa, mai banale, capace di sviscerare alcuni dei momenti più significativi della storia del Novecento attraverso la famiglia reale britannica. Una degna conclusione, per una serie imperdibile.
VOTO: 9
Martina Bazzanella